recensioni dischi
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DURAN DURAN  "Astronaut"
   (2004 )

C’era stato il revival, e tanti gruppi avevano monetizzato bene il gridare al mondo “c’eravamo separati, ma ora siamo tornati insieme!!!”. Anche al titolo dei Duran Duran serviva un momento di rottura con il passato, per poter appunto tornare al passato. E questo fu quando il pueblo venne a sapere che i Duran c’erano ancora ma, soprattutto, erano tornati quelli vecchi: niente più Cuccurulli o altri soggetti di cui non si sapeva niente, ma i Fab Five che tanti cuori avevano fatto pulsare 20 anni prima. Con una promozione titanica, e soprattutto mirata a chi doveva essere colpito, l’attesa fu tanta, altro che i quasi carbonari “Medazzaland” e “Pop trash”. E, almeno in Italia, il jolly degli spot dei telefonini, lasciapassare per le classifiche di cui tante canzoncine dementi hanno tratto benefici. Se poi, oltre a questo, si aggiunge che “Astronaut” è anche un prodotto di gran qualità, con “Reach out for the sunrise” e “What happens tomorrow” che fecero rimettere le spalline alle ex-teenagers degli ‘80s, ma che vennero ben adottate anche dalle nuove leve, ecco il ritorno in classifica. Era bastato richiamare tutti i vecchi Duran all’ordine, e anche le vecchie duraniane risposero presente, con il disco che poteva ben duellare con i vecchi successi. Certo, i critici storcevano il naso, forse con eccessiva presupponenza e pregiudizio, e il disco manteneva pregi e difetti dei Duran. Ma, santo cielo, perché accusare chi si stava divertendo in una bella rimpatriata con i compagni della prima liceo? (Enrico Faggiano)