recensioni dischi
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A-HA   "Scoundrel days"
   (1986 )

Forse, nemmeno loro se lo aspettavano. Era bastato prendere un loro vecchio demo, metterci su un refrain di tastiera (ah, averlo fatto 20 anni dopo, sarebbe diventata la suoneria più scaricata al mondo!), e immaginare un video in cui realtà e fumetto si intersecavano piano piano.

Di colpo, ci si accorse che dalla Norvegia non arrivavano solo tonni ma anche musicisti, per giunta bellocci - almeno il cantante: ci furono numeri uno in un po' tutto il pianeta, tratti dall'album precedente, con "Take on me" a cui fece seguito "The sun always shines on tv" e l'eccellente titletrack "Hunting high and low": di loro piaceva, soprattutto, il tono meno sguaiato e glamour di tanti altri idoli da poster che venivano dall'Inghilterra, e quell'occhio quasi chiuso di Morten che faceva impazzire le pulzelle.

In sala d'incisione, in sala d'incisione, gridavano i loro discografici, e mentre ancora il precedente lavoro viaggiava nelle classifiche fu mandato alle stampe il loro secondo disco. Che seguiva, piano piano, il trend su cui si erano già stabilizzati, e su cui avrebbero costruito tutta la loro carriera, sia quella del successo mondiale anni '80 che quella, più recente, successiva alla reunion del 2000.

Pop intimista, si potrebbe dire, non sempre chiarito da singoli che, invece, mettevano in luce la loro versione più commerciale e ritmata (a partire da "I've been losing you" e passando poi da "Cry wolf"): forse, "Manhattan Skyline" era maggior manifesto di quello che avrebbero voluto fare.

Ma erano tempi in cui c'erano ciaoduemilauni e tuttomusicaespettacolo da riempire, con i loro volti che facevano venir brividi anche a sud della Scandinavia, e le fanciulle magari compravano il disco, si accorgevano che non era poi il massimo della commercialità, lo mettevano da parte e preferivano invece far collezione di foto dei tre.

Brutti lavori, quindi? Tutt'altro: nella recente onda di britannici malinconici e a volte un po' troppo pretenziosi, che negli ultimi anni sono arrivati al grande successo, c'è roba che Morten Harket e i suoi A-Ha, 20 anni fa, componevano già senza particolari problemi. Solo, la gente avrebbe voluto continue copie di "Take on me" e forse, questo, li limitò. (Enrico Faggiano)