DURAN DURAN "Pop trash"
(2000 )
“Appendi – ahah – le scarpe – ahah – al chiodo”, avrebbe cantato Elio. Loro no: con ormai solo Simon e Nick Rhodes a ricordare la foto di classe degli anni ’80, e attorno soggetti che nulla avevano a che fare con quelli che avevano riempito i diari delle ormai trentenni, andavano avanti senza curarsi del totale disinteresse che avevano attorno. Senza promozione, se non nei circuiti dei tardoni, e un mediocre lento (“Someone else not me”) che non riuscě in nessun modo a far mettere le mani nei vecchi armadi per vedere se, casomai, era rimasta quella vecchia maglietta con scritto “Arena” che tanto era stata portata nell’estate dell’esame di terza media. Ma i Duran, o quello che ne restava, avevano completamente sbagliato il modo di porsi: non potevano rincorrere i nuovi quindicenni, che peraltro avrebbero riso davanti al video di “Planet Earth”, e nemmeno dir loro che i Bluvertigo dovevano tutto a loro potevano spingerli a guardare Simon con rispetto. E, forse, per cavalcare il revival, ci voleva qualcosa di diverso. “Pop trash”, ancora piů di “Medazzaland”, era la prova che i Duran erano davvero finiti. O forse no. (Enrico Faggiano)