recensioni dischi
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EAR  "Asfodeli da conservare"
   (2008 )

“E’ possibile esprimere in musica i colori segreti dell’estate?”. Se lo chiedono da Faenza gli Ear, che già nel loro nome vorrebbero chiedere al pueblo un minimo ascolto, in un mondo attuale dove è difficile, se non si passa da rialitisciò o spot per cellulari, portare le proprie note alle orecchie della gente. D’altra parte il coraggio ce l’hanno, dedicando le loro forze ad un prodotto acustico che a tratti ricorda certi passaggi di Mike Oldfield, in altri tratti quelle sonorità da relax e “polleggio” che tanto sono andate, negli anni scorsi, nei paesi britannici. La loro estate non è fatta di granite-cocco-gelati al limone, e lei che suona il tamtam: piuttosto, a mettersi in cuffia il loro “Asfodeli da conservare”, vi parrà di essere ai bordi di un campo di grano, con il suono del violino a fare da ultimo, caldo raggio di sole in attesa di un barlume di fresco notturno. E magari qualche zanzara attorno, si potrebbe dire. Ma allora, diranno i miei piccoli lettori, da questo disco si esce frastornati e punzecchiati? No, rispondo io: l’estate non è fatta solo di spiaggie di luna e baci sotto l’ombrellone, ma anche di quei piccoli ritratti rurali di giornate infinite, godendo dell’ultima luce della giornata, pensando che basta un po’ di musica, se vogliamo, a placare la fatica del caldo. All’orizzonte non si vedono pedalò, ma forse solo qualche vecchio in bicicletta: per stare bene, fuggire dal caos e vivere un’ora di serenità, va bene anche questa. (Enrico Faggiano)