recensioni dischi
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GAZEBO  "Gazebo"
   (1983 )

Italodance. Genere che tutt'oggi ha i suoi seguaci in giro per l'Europa, soprattutto ad Est, dove una serata "italo '80" necessita di transenne per limitare l'affluenza. E che, curiosamente, in Italia è sempre stato visto come un genere "minore": forse perchè i rappresentanti non ebbero la forte promozione televisiva dei cecchettiani, forse perchè ad un certo punto le produzioni erano tutte molto, molto simili tra di loro. Però alcune cose meritavano davvero, specie quelle dei primi eighties, come lui. Diceva di essere italolibanese, di chiamarsi Paul Mazzolini, e si scelse un nome d'arte ad oggi molto in voga tra leghisti e referendari (ah, ah, ah). Univa le nuove ritmiche da discoteca, fatte di bpm non particolarmente molesti e di tastiere eleganti più che di maniera, a sonorità più classiche, e guardava le fans con occhio birbone prima di ammansirle del tutto con la sua parlata da romano de Roma. Le classifiche si accorsero di lui a fine 1982, quando "Masterpiece" divenne una ipnotica ballata che andava bene sia per il cheek to cheek che per i soffusi dancefloor dell'epoca. E lo stellone andò a brillare ancora di più, quando il pianoforte che introduceva "I like Chopin" divenne segno inconfondibile di uno dei maggiori successi degli anni '80. Era come se lui dicesse al popolo "se volete una cena a lume di candela, questo è l'ideale. Se volete ballare, questo è l'ideale ugualmente", in una formula perfetta che dava al new romantic tanto in voga in Britannia una nuova linfa, più calda e adatta alle orecchie di tutti. Arrivò anche l'album, sotto etichetta Baby Records come quasi tutti i successi di quei mesi, un ulteriore buon singolo ("Lunatic", con il violino al posto del pianoforte) e, invero, poco altro da segnalare ("London Paris" e "Love in your eyes", tra le altre, ma con quei tre titoli ammazzaclassifiche il più era già stato fatto, in abbondanza). Il suo staff poteva poi concedere perle anche ad altri interpreti, in particolare quella "Dolce vita" lasciata al compaesano - nel senso di romano, non di libanese - Ryan Paris, ma dopo il fulmine non ci fu molto altro: una successiva "Telephone mama", a riprovar la scalata al successo, in un momento in cui, però, la gente voleva i bellissimi inglesi televisivi, storcendo il naso davanti alle cose nostre. Lasciato a lungo nel dimenticatoio, anche per la sua poca voglia di passare, inizialmente, per i vari programmi di nostalgia e meteore, ha poi recentemente capito che, malgrado le produzioni recenti non fossero poi da buttare ("Tears of Galileo"), gli bastava far partire la base e la pianola di "I like Chopin" per fare cassa e, soprattutto, per avere un posto tra gli indimenticabili. (Enrico Faggiano)