recensioni dischi
   torna all'elenco


BOY GEORGE (THE TWIN)  "Yum yum"
   (2004 )

Non era scomparso dietro una consolle, o dietro le sue beghe personali, ma quasi. E, mentre sul suo sito internet personale inondava la platea di sue canzoni remixate, alfin decise di mettere il tutto anche su cd, benchè con produzione limitata e distribuzione che nemmeno ha raggiunto i suoi fans, diciamo, del quartiere accanto. Anche perchè stargli dietro, con l'ennesimo cambio di nome (qui siamo a "The Twin", dato che lui è zodiacalmente parlando un Gemelli), quei pochi legati al brand di "Boy George" dovevan o passare più e più tornanti, prima di trovare Giorgino dietro l'alias. E, una volta trovato, non è che ci fosse molto da festeggiare, a dire il vero. Come se il flop del suo ultimo lavoro con il nome storico ("U can never B 2 straight"), malgrado le buone critiche e una discreta qualità musicale, lo avesse portato a pensare "tanto vale che faccia quello che mi pare", come se non lo avesse fatto anche prima, spesso dandosi la zappa sui piedi, o la tafazziana bottigliata sui gioielli di famiglia. E, se prima c'era dicotomia tra quello che incideva - ancora molto acustico - e quello che presentava nella sua reincarnazione da dj, ora sbatteva la sua "Electro Hetero" anche oltre la consolle. Electro house, appunto, spesso totalmente ostica per orecchie non abituate ai vocalist da discoteca, e quasi completamente priva di qualsiasi vocazione commerciale, se non in certi passaggi pseudopunk che potevano richiamare i tempi di "Cheapness and beauty", come “Human racing”. Tra urla e volgarità, spesso gridate in tedesco (!), siamo a quanto più lontano ci possa essere dai tempi d'oro: lui non se ne cura ma guarda e passa, autodefinendo questa musica "discofrocia", fin dalla prima "Here cum the girl" passando poi a tutto il resto. Certo, è difficile rivedere in liriche dove si decantano espliciti al sesso l'antico compositore di "Victims", e ci sta anche accettare l'autodeterminazione degli artisti: però, forse, anche per il movimento omosex, era più consona una "Same thing in reverse" che non questa roba, più adatta ad un carro allegorico da Gay Pride che non ad una qualsiasi, blanda velleità di mercato. "Tanto non me le passerebbero comunque, le mie canzoni", glissa lui, adesso riciclatosi in venditore di magliette. Eppure, forse, basterebbe qualcuno che credesse ancora nelle sue possibilità, che lo trattasse come un artista e non come un fenomeno da baraccone, e che gli ricordasse cosa potrebbe essere in grado di fare: ma lui, lo vorrebbe veramente? (Enrico Faggiano)