recensioni dischi
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LUCIFERME  "Venti occidentali 1997-2007"
   (2008 )

Abbiamo un bel da vantarci, noi italiani, della nostra storia, come della natura, della cultura, dei paesaggi che non si trovano in nessun altro angolo del mondo. Tutto vero, l’Italia è un paese unico nel globo, del quale è giusto essere grandemente fieri. Se, invece, il discorso si sposta in ambiente meramente musicale, ahimè, qui le cose cambiano di un bel po’. Non perché, nei nostri patri lidi, non si riescano a produrre prodotti azzeccati e compiuti, questo no: è già da un bel po’, infatti, che riusciamo a creare note all’altezza di quelle internazionali, per valore e pregnanza. Quanto, piuttosto, per il riscontro che la nostra musica ha al confronto di quella d’oltreoceano o d’oltremanica. Prendete, ad esempio, i Luciferme: analizzate in ogni piccolo particolare la loro proposta (testi, note, arrangiamenti, produzione), e poi ditemi cos’ha di meno la loro rispetto, ad esempio, a quella dei Simple Minds. Ho citato il combo scozzese non a caso, perché i Luciferme possono essere a loro appaiati in diversi brani della loro storia: senza mai, sia chiaro, prendere di peso atmosfere ed ambientazioni, ma semplicemente richiamando, di tanto in tanto, la proposta di Jim Kerr e compagni (quella dei tempi d’oro, chiaramente, non certo quella spuria ed annacquata di “Cry” o “Neapolis”). Quindi, diciamolo: per chi, come i Luciferme, fa musica di grande qualità, nascere nei nostri patri lidi è, in effetti, una fregatura. Altro che sole, mare, pizza e mozzarella. Questo “Venti occidentali” (greatest hits della band fiorentina dal ’97 al 2007 più l’omonimo inedito e la cover di “Ballata” dei Litfiba) è la prova più lampante di ciò che stavamo dicendo: un disco come questo, se dato alle stampe da Simple Minds, U2 o R.E.M., venderebbe (anche oggi, con la crisi del disco e tutto il resto) milioni di copie in tutto il mondo. I Luciferme no. Peccato. (Andrea Rossi)