recensioni dischi
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THE CURE  "Entreat"
   (1991 )

La voglia di Cura era davvero forte, dopo i successi dei mesi precedenti, ed era normale che le nuove orde di fans assalissero i negozi di dischi alla continua ricerca di novità. Ma Robert Smith, dopo un decennio passato a spolparsi anima e fisico in continui giri del mondo, uscite discografiche di ogni tipo, oltre allo s-tripla-mento della personalità (nel 1983 si trovò a far parte di tre gruppi diversi!), voleva un attimo riposarsi, oltre a capire dove fosse finito: lui, che ad ogni concerto sarebbe voluto tornare nel suo vecchio pub di Crawley ad aspettare la morte - avrebbe detto "oltre i 25 non vado", poi "ai 30 ci penso", alzando l'asta ogni volta di più, per fortuna - tra una birra e l'altra. E che ora era diventato eroe da poster, con conseguente confusione nella sua testa. La sua casa discografica quindi pensò di proporre un disco dal vivo che era una rivisitazione quasi completa della tracklist del precedente "Disintegration", senza altri orpelli, e farlo diventare omaggio per chi avesse comprato almeno due album della precedente produzione curesca. Apriti cielo: la platea si inalberò, chiedendosi come mai per avere la novità si dovesse riacquistare qualcosa per cui l'obolo era già stato lasciato in cassa, e lo stesso Robert Smith non ne fu tanto felice. Al punto di averla vinta, e di aprire "Entreat" a tutti. Niente più, come detto, che una testimonianza live del disco precedente (i Depeche Mode qualche anno dopo avrebbero fatto una cosa quasi identica con "Songs of faith and devotion live"). Che era stato tanto amato dai tifosi così come dai Cure stessi, che lo avrebbero fatto diventare parte della "Trilogy", anello centrale tra "Pornography" e il successivo "Bloodflowers". Tutti felici, quindi, con l'aggiunta dell'azione benefica del disco, i cui proventi vennero diffusi tra varie associazioni umanitarie. Robert Smith al centro del mondo: chi lo avrebbe mai detto, un lustro fa? (Enrico Faggiano)