THE CURE "Mixed up"
(1990 )
Aveva oramai ottenuto tutto, in un eccellente bilanciamento tra stati d'animo cruenti e cupi da un lato, allegri e gioiosi dall'altro. In vetta alle classifiche, era riuscito a mantenere comunque una sua credibilità, anche se gli aficionados della prima ora magari storcevano il naso davanti alle commercialità più recenti, e i neofiti si chiedevano come mai, quello strano divertente folletto, prima di "Just like heaven" avesse cantato di funerali, morte e distruzione. I vecchi fans potevano restare legati a "Pornography", i nuovi non demoralizzarsi se "Faith" risultava ostico al primo, al secondo, e anche al terzo ascolto: poi, con "Disintegration", Robert Smith li aveva messi tutti d'accordo. E se all'inizio non era particolarmente felice di essere diventato oggetto di lancio di reggiseni durante i concerti, o di isteria collettiva, alla fine se ne fece una ragione. Era poi bravo, quasi geniale, nell'altalenarsi tra robe felici e robe brontolone; per cui, dopo la disintegrazione, era ovvio aspettarsi un qualcosa di più facile. Arrivò quindi questa particolare raccolta, dove accanto alla hendrixiana "Never enough", unico inedito (l'altro, "Harold and Joe", sarebbe finito nella b-side del singolo) prodotto nell'ultimo periodo, i Cure snocciolarono una collezione di extended mix dei loro ultimi successi (da "Lullaby" a "Why can't I be you", per intenderci), e cose più datate, pur sempre pescando nel commerciale, rivisitate con sonorità non dissimili da quella scuola neopsichedelica che, Charlatans e Happy Mondays in primis, stava dominando la scena british nei primi anni '90. "Mi criticheranno per la commercialità, ma mi basta poi che quanto voglio dire, che i miei testi quindi, sia ad ogni modo comprensibile" disse sornione Robert Smith, mentre anche questo lavoro entrava facilmente nelle classifiche, diventanto ulteriore prova dell'universalità del soggetto. Si poteva storcere il naso davanti al restyling di "A forest", per intenderci, e - come in tutte le situazioni di vecchi successi a cui si cerca di fare il lifting - chiedersi il perchè dover a tutti i costi toglier rughe laddove anche i segni del tempo aumentavano il fascino dei brani. Però una divertente rivisitazione di "Close to me" fu occasione per il sequel del video: caduti infatti in mare dal la scogliera, i ragazzi uscirono dall'armadio per creare una orchestrina assieme a polipi giganti e altri mostri marini. E, come sempre, due remake fatti davvero bene ("Primary" e "Let's go to bed") vennero tolti dalla tracklist di "Mixed up". Valli a capire, 'sti fanciulli. (Enrico Faggiano)