TOKAMADERA "...Amor ...pasion ...y ...calor..."
(2008 )
Sentire “Children” di Robert Miles in versione bachata può fare un po’ impressione, all’inizio. Ma solo all’inizio, credetemi. La realtà è che, se da un lato è più che comprensibile che i normali fruitori delle piste da ballo possano impazzire per dischi come questo, d’altro canto, se ci si distacca dal dancefloor e si ascolta questo album come si ascolterebbe un normale cd di qualsiasi artista, il risultato è comunque ottimo. Insomma, questo è un album non solo da ballare, ci si può tranquillamente fermare all’ascolto. Tornando alla sunnominata “Children”, la versione (per quanto ovviamente innovativa) è assolutamente rispettosa: anzi, andando un po’ oltre, possiamo immaginare che lo stesso Robert Miles abbia gradito non poco. Gli inserti di sax, ad esempio, avrebbero giovato anche all’originale, diciamolo pure. Poi, scendendo nei particolari, si nota in tutto il disco (dove sono meritevoli di menzione “Lamento boliviano” e soprattutto “Loca fantasia”, con la sua iniziale chitarra “a-la Pulp Fiction”) una notevole ricerca di adesione agli stilemi originali, una grande rispettosità del genere musicale “bachatero” (il genere musicale che dai sobborghi rurali della Repubblica Dominicana è arrivato a farsi apprezzare nel mondo), pur contaminato con le sonorità più dance. E’ in quest’ottica di rispetto che va sottolineata la scelta di registrare tutte le percussioni originali direttamente a Santo Domingo. E’ facilmente comprensibile come fare tutto a casa, con una normale drum machine, avrebbe semplificato non poco il lavoro: si sarebbe, però, persa l’idea originale, di rispetto, appunto, del genere musicale in tutte le proprie accezioni. Non solo bachata, però, in questo disco, ma anche tango, semplice pop, fino ad atmosfere chill out. Complimenti, quindi, ai Tokamadera, quindi a El Maestro (Massimo Bellaroba, produttore, arrangiatore , tastierista) e El Tio (Fabio Albertani, autore, promoter, chitarrista), ed alla loro lettura personale delle atmosfere “bachatere”. (Andrea Rossi)