CULTURE CLUB "Greatest moments / VH1 Storytellers live"
(1998 )
Chissà se, come i Blues Brothers, avevano visto la luce e si erano trovati di fronte ad un James Brown che diceva loro di rimettere insieme la bbbanda. Fatto sta che, in un finale di anni ’80 in cui tutti si rimettevano insieme, anche la attesa reunion dei Culture Club (se ne parlava dal 1989, per intenderci) arrivò. Con un singolo inedito che, quasi la gente non aspettasse altro, venne subito mandata in classifica, e anche tanto in alto: d’altra parte, “I just want to be loved” era esattamente una cuginetta lontana dell’antica “Do you really want to hurt me”, con gli stessi geni, lo stesso DNA, e la stessa predisposizione ad entrare nei cuori della platea. In attesa dell’album nuovo – che a dire il vero arrivò forse troppo tardi, quando ormai il treno del revival era passato – il mercato venne tenuto caldo con questo doppio album: da una parte una raccolta dei grandi successi del gruppo (aggiungendo poca roba del George solista, e cassando quasi completamente i singoli tratti dai poco fortunati album successivi a “Colour by numbers”), all’altra un succoso disco dal vivo, cosa che mancava nella precedente discografia dei ragazzotti. Qui George dimostra che, quando c’è da intrattenere un pubblico, folto o sparuto che sia, nessuno gli può tenere testa: racconta aneddoti, scalda il cuore, infila altri due inediti che, in un’altra epoca, avrebbero fatto sfracelli. Trattasi di “Strange voodoo” (che poi sarebbe entrata nel successivo “Don’t mind if I do”) e, soprattutto, “What do you want from me”, altro reggae che avrebbe meritato le stravette delle classifiche. Per il momento si accontentava di essere uscito da un impolverato armadio di ricordi: questo bastava, a lui come a tutti gli altri. (Enrico Faggiano)