recensioni dischi
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JEREMY  "Jeremy"
   (2007 )

Jeremy in che senso? Immagino che possa essere una dedica all’omonimo brano dei Pearl Jam contenuta nel loro album di debutto ‘Ten’. O è stata una scelta fatta solo per complicarsi la vita? Lo sapete, ragazzi, che cercarvi su Google così è impossibile? Vi perdete in un mare di siti, dedicati a tutti i Jeremy del mondo, non ultimo quello del famoso pornostar Ron Jeremy… Vabbé, pazienza, pensiamo al disco. “Cuore valvolare” è uno dei brani migliori degli ultimi tempi, nel panorama del rock tricolore. E non che la susseguente “Duello di stile” sia poi peggio, anzi. E come si chiama questa terza? “Asenso”? Niente male anche questa, cavoli. E, a seguire, arriva “17 a marzo”, uno dei brani migliori dell’intero lotto. Superato, poi, da “Sotto Gerusalemme”, brano dotato del miglior ritornello del disco. Insomma: se è questo il livello “normale” dei Jeremy, nel senso che questa diverrà la quotidianità per il futuro di questo gruppo piemontese, beh, allora possiamo davvero aspettarcene delle belle, per i Jeremy e, di conseguenza, per gli anni a venire del rock italiano. La “stranezza”, in senso assolutamente positivo, di questa proposta è l’essere straordinariamente sospesa tra il rock (indie, nu grunge, chiamatelo un po’ come vi pare) e la miglior tradizione autorale italiana. Esperimento riuscito, al punto che possono gradire questi brani, allo stesso modo, sia i fans dei Nirvana che quelli di Vasco o Ligabue. Ma, non fraintendetemi, la loro proposta non assomiglia per nulla a nessuna delle 3 superstar appena citate. I Jeremy sono i Jeremy, punto e basta. Non è poco, comunque. (Andrea Rossi)