recensioni dischi
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MARYDOLLS  "Liquirizia brain"
   (2008 )

Arriviamo subito al punto: la maggior parte delle rock band (non solo italiane), di scrivere un brano come “Perso” se lo sognano. E, ugualmente, la maggior parte delle rock band (ancora una volta, non solo italiane), desidererebbero ardentemente di scrivere un brano come “Pezzo intelligente” ma, volenti o nolenti, non ci riescono nell’arco di un’intera vita. Potrei continuare parlandovi degli altri brani di questo “Liquirizia brain”, l’esordio dei bresciani Marydolls, e vi direi che nel disco ci sono altri spunti notevolissimi (uniti, è logico, a qualche momento un po’ meno riuscito), e vi parlerei pure di una cover grunge di “My Sharona” dei Knack che è praticamente una bomba, ma tutto il discorso ruota intorno al punto iniziale. Che, cioè, con all’attivo due brani come i suddetti, qualsiasi rock band al mondo (comprese le superstar, certo) vive di rendita per il resto dei propri giorni. Poco altro da dire, quindi. Se non fare i complimenti a questi tre ragazzi. Se hanno limato a lungo queste canzoni, per renderle più appetibili possibile, complimenti al loro lavoro. Ma se, invece, questi brani sono nati più o meno così, e sono quindi frutto semplicemente di intuizioni musicali (e testuali) che appartengono naturalmente al loro background, siamo davanti a qualcosa di prodigioso. In ognuno dei due casi, è lecito attendersi per il loro futuro (e per il nostro) un livello compositivo come questo: se ci riusciranno, saremo in presenza di un gruppo che potrebbe davvero cambiare il rock italiano. Se è vero che li paragonano spesso ai Verdena, il mio (personalissimo) parere è che questi ragazzi possano andare anche oltre. Gli spunti melodici contenuti in questo disco d’esordio, senza tradire per un attimo le sacre tavole del nu grunge, paiono davvero di livello superiore. Il tempo dirà se abbiamo visto giusto. (Andrea Rossi)