THE CURE "Concert - The Cure live"
(1984 )
Era fuoriuscito dalle proprie crisi esistenziali prima con un taumaturgico album-raccolta di cose talmente diverse dalle precedenti da mandare in analisi, stavolta, i fans anziche' lui. Poi con un "The top" che sembrava il classico risveglio dopo una notte alcolica, dove non si sa bene ne' come, ne' in che letto si e' dormito. Attorno a lui, i Cure erano e non erano, con formazioni sempre pių precarie (vedi i passaggi di Phil Thornalley e Andy Anderson) e troppa confusione su cosa fare da grandi; paradossalmente, proprio nel momento pių caotico - basti pensare che Robert Smith, perchč di lui stavamo parlando, ovvio, stava cominciando ad arrivare un discreto successo commerciale, e la band stava fuoriuscendo dai circuiti dark per cercare nuovi alloggi. "Concert" venne a riempire un buco, quello del live, esattamente quando il bivio stava per essere imboccato nella direzione delle classifiche, ed č un piccolo sunto - allora i live non č che fossero come adesso, 3 cd con 60 canzoni, sia chiaro - di cosa era stato e cosa stava per diventare. Non č esattamente un greatest hits (manca "Boys don't cry", tanto per intenderci), ma si passa senza problemi dalla commerciale "The walk" alla sulfurea "One hundred years", ovvero gli estremi artistici di Robertino, a quei tempi. Insomma: di tutto un po', come avrebbero poi fatto i Cure dal successivo "The head on the door" in poi, ma soprattutto un tentativo di togliere spazio alle migliaia di bootleg che giravano. Missione fallita, in questo caso, perchč un concerto di Robertino nostro sarebbe stato sempre pių interessante di qualsiasi live messo in vinile, tanto che leggenda vuole i Cure tra le band pių bootlegate della storia. Quando uscė questo disco, fu molto pių ambita la versione in cassetta, che comprendeva una serie di registrazioni domestiche - un bootleg in omaggio insieme al disco per combattere i bootleg, insomma - con svariati inediti: "Heroin face", "All mine", o quella "Forever" che da quasi 30 anni č un working progress che cambia, ad ogni puntata, testo e chiusura. Un pezzo di storia. (Enrico Faggiano)