TEARS FOR FEARS "Raoul and the kings of Spain"
(1995 )
Il secondo tentativo di Roland Orzabal di portare avanti il nome dei TFF da solo non andò bene come il primo, che tutto sommato un po’ di risultato a casa lo aveva portato. Eppure, “Raoul and the Kings of Spain” alla fine tanto male non lo era, e i fans del sodalizio, ignorando l’essere ignorati dagli altri, lo apprezzarono. Il problema era che il mondo attorno si stava diversificando eccome, si era in piena epoca brit-pop, e mentre là in alto Blur e Oasis si mandavano vicendevolmente a [avete capito] passando poi alla cassa, mentre le chitarre diventavano sempre più acide, cosa poteva farci lui con il suo garbo e la sua voglia di raccontar qualcosa senza dover prima tirare due moccoli contro qualcuno? Qui si torna a pestar nel personale (“Raoul” è il secondo nome dell’Orzabal, e primo nome del figlio) con il solito incrocio di strumenti, sovraincisioni, avvinghiamenti e abbracci che vanno a portare ad un lavoro più soft, se vogliamo, del precedente “Elemental”, pur riconoscendo che, ecco, i TFF di 10 anni prima era tutt’altra cosa. Diversa, comunque, ma senza buttare al vento questo. Che cerca di clonare l’antica “Woman in chains” richiamando Oleta Adams per una ottima “Me and my big ideas”, che ha qualche altro passaggio da ricordare (“Secrets”), ma che paga, appunto, la mancanza di un pubblico autenticamente interessato a quello che lui stava cercando di fare. E, in un’epoca in cui ancora non erano tornati di moda gli anni ’80, orecchie pronte a stare ad ascoltarlo non ce ne potevano essere poi tante. Nel bene come nel male. (Enrico Faggiano)