recensioni dischi
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FUCK BUTTONS  "Street horrrsing"
   (2008 )

Dopo aver conquistato il pubblico dell’All Tomorrow’s Parties lo scorso dicembre (l’edizione curata dai Portishead per intenderci), con una delle performance in assoluto più gratificanti dell’intera manifestazione, i due Fuck Buttons dal cartellone dell’ATP sono passati alle scuderie dell’omonima label raccogliendo i frutti di una fervida attività underground svolta negli anni recenti. La band di Andrew Hung e Benjamin John Power è partita sposando le ‘credenziali’ di alcuni dei più influenti artisti noise d‘oltreoceano – due nomi su tutti: Black Dice e Wolf Eyes - per poi utilizzare il rumore ai fini di un sound più strutturato. Il noise diviene dunque un tramite attraverso il quale esprimere inedite caratteristiche. L’approccio rimane analogico, con macchine d’epoca (vanno per la maggiore i Casio ed i microfoni giocattolo) e strumenti prontamente modificati, le textures si arricchiscono, si affacciano i primi segni di una ‘diversa’ ricerca melodica. Il nuovo album 'Street Horrrsing', registrato da John Cummings dei Mogwai e masterizzato da Bob Weston degli Shellac, stupisce grazie al suo incedere macilento, al sound da dancefloor, alle evidenti filiazioni industriali e alle morbose vocals. Una rovinosa macchina live, una coppia destinata a sconvolgere le regole della nuova musica rumorista. Come già evidenziato dal singolo apripista 'Bright Tomorrow': una cadenzata techno spaziale ingarbugliata da loop elettronici, prossima ad essere risucchiata in un caotico vortice dove le macchine si sovrappongono alle ‘irriconoscibili’ voci. Un urlo primordiale che arriva direttamente dal futuro! I live del gruppo sono stati da più parti dipinti come vere e proprie epifanie, mutazioni transmediatiche che creano una fusione psico/fisica tra pubblico e band. Una nuova psichedelia a ben intendere, proprio perché elementi di drone music e minimalismo si affacciano ora prepotentemente nella musica del gruppo. Che nel frattempo si è fatto le ossa dal vivo con un altro grande del movimento neo-psych inglese – Alexander Tucker - e con un fratello di sangue (concettualmente parlando) come il canadese Caribou.