SANDRA "Paintings in yellow"
(1990 )
Qualcosa stava ribollendo in pentola, nella famiglia Cretu, e questo disco passò di moda dopo pochi mesi, perchè superato da qualcosa di ben più grande. Eppure, gli indizi facevano capire che ci si stava solo preparando. Di spessore forse inferiore rispetto al precedente "Into a secret land", senza quelle intuizioni pop che ne avevano caratterizzato il quinquennio dei grandi successi, Sandra non fece il boom in classifica - almeno al di fuori dei paesi germanici - come ai vecchi tempi, e probabilmente in Italia il singolo "Hiroshima" non andò molto oltre il nugolo di fedelissimi che si era comunque procacciata. C'erano i primi accenni di brani più delicati ("Love light in your eyes", in primis, "One more night", o l'animalista "Johnny wanna live"), oltre alla ricerca di nuove hit da radio ("Life may be a big insanity") mentre là fuori l'hip hop iniziava a far sfracelli e anche lei cercava, pur a modo suo, di provar mosse di danza tra ciclisti e giacche con spalline. C'era però, e soprattutto, una lunga traccia, quasi ad occupare l'intero lato B, che era un piccolo presagio di dove stava per andare a parare suo marito. "The journey" si sviluppava in più parti, lavorava di arrangiamenti un po' più sofisticati, e se magari non aveva grandi possibilità commerciali piacque comunque a chi ci stava lavorando sopra. Sandra si alzò dal letto dove era stata ritratta per la copertina, e andò a coristeggiare, con grande successo, nella nuova grande produzione di casa. Nemmeno il tempo di finire la promozione di questo album, e il mondo sarebbe stato squassato da una cosa a nome Enigma. (Enrico Faggiano)