MARCOSBANDA "Il nome dei pomodori"
(2007 )
Il nome dei pomodori. Che titolo curioso, folle per un disco. Figuriamoci, poi, se si tratta di
un album di debutto, che deve quindi rappresentarti per la prima volta al pubblico. Ma, mi
pare di capire, la Marcosbanda non si mette troppi problemi: quello che vuole fare, lo fa, e
basta. Beh, meglio così, a giudicare dai risultati. Si tratta dei vincitori dell’edizione 2007
del “Premio Voci per la Libertà – Una Canzone per Amnesty”, e non c'è dubbio che, a
completare musiche divertenti ma sempre ben suonate, varie ed al tempo stesso classiche
(nella loro popolarità e rispettosità), il vero punto di forza della proposta siano i testi di
Marco Panetta, che ricordano l’umorismo tagliente di Stefano Benni e, al tempo stesso, le
fiabe antiche. Già la title track, che apre alla grande l'album, rappresenta benissimo il
mondo della Marcosbanda, con le citazioni (apparentemente alla rinfusa) di grandi pittori
(Renoir, Magritte, Van Gogh) mescolati a calciatori (Diego Armando, Zico, Dirceu), con la
complicità di De Andrè e pure di Peter Gabriel. Non siamo, però, nel territorio del non
sense. Prova ne sia il brano che segue, "Sarebbe ora", nel quale la filosofia del disco
emerge netta: "Sarebbe ora di ritornare con la faccia sulla terra, cercare spazio per
comunicare, avere un fiore d'annaffiare...". Il ritorno, auspicato, ai valori di una volta.
Musica compresa, è logico. Ed è per questo che, sul presente album, le note sono vere.
Ci sono pianoforti veri, vere trombe, archi veri e veri sax tenori: con buona pace di
computer e macchinari vari. Brava, la Marcosbanda. Un'autentica boccata d'ossigeno, in
un mondo sempre più artefatto. Ne sentivamo il bisogno. (Andrea Rossi)