JUSTIN CURRIE "What is love for"
(2007 )
Ok, gli scozzesi Del Amitri non avranno avuto il successo di Springsteen. Ma da qui a passare sotto silenzio questo splendido album del loro leader, il grande Justin Currie, sinceramente ne passa. E' invece è proprio così: questo grande disco, questa perla assoluta, è passata senza colpo ferire. Siamo ancora in tempo per riscoprirlo? Direi proprio di sì, in fondo non sono passati che pochi mesi dalla sua uscita. Piccolo passo indietro, giusto per contestualizzare la materia. I Del Amitri sono stati tra i più importanti esponenti di quel rock proletario che trovò in John Cougar Mellencamp e, appunto, Springsteen i riferimenti obbligati. Esordirono con l'omonimo album del 1985, bissato da 'Waking Hours' dell'89, 'Change Everything' del '92, 'Twisted' del '95, 'Some Other Sucker's Parade' del '97, ed il commiato di "Can you do me good" del '02 (a cui si aggiunge l'antologia 'Hatful of Rain' del '98). Da allora sono passati ben 5 anni, e solo ora il leader della band Justin Currie si è rifatto vivo, consegnando ai posteri queste undici tracce. Che, sicuramente, fanno rimpiangere amaramente il tempo perduto nel frattempo. Perduto? Pare di no. Lo stile è maturato, pur mantenendo la sana freschezza compositiva che lo contraddistingueva. Rimanendo comunque in linea con lo stile americaneggiante dei Del Amitri, qua e là emerge una scrittura diversa, che quasi sarebbe assimilabile a certa musica italiana. Possibile? Pare di sì. "Quando nel 2002 il gruppo fu abbandonato dall'Universal", racconta Justin, "mi presi una vacanza in Spagna, dove finii per ascoltare gli album degli anni '70 di Lucio Battisti. Capii che quella era la strada che avrei dovuto seguire". Cavoli. Un numero 1 mondiale che, per ritrovare la propria direzione, segue quella dell'italianissimo Battisti. C'è di che esserne fieri, no? Al di là degli echi battistiani (presenti, in effetti, ma assolutamente non invasivi), questa è musica senza età e, soprattutto, senza connotazioni di generi. Le si possono chiamare, queste canzoni, ballad, come possono essere definite rock, o ancora folk. "Not so sentimental now" merita applausi, "Walking through you" riconcilia con il mondo, sino a giungere alla splendida chiosa di 7 minuti intitolata "No Surrender" (seguita, in verità, dalla breve "In the rain"). Tutto torna, tutto si incastra alla perfezione. Vi volete bene? Scovate questo disco. (Andrea Rossi)