EMILIANO SICILIA "Devotion, materialize"
(2007 )
Emiliano Sicilia è un chitarrista milanese nato nel 1977 e "Devotion, Materialize" è il suo album di debutto. La definizione industrial-horror music è presa dalla sua biografia e alla luce dei contenuti del disco non è neppure troppo fuorviante, come spesso avviene. La influenze dichiarate sono svariate, da Devin Townsend e collegati a Steve Vai, da Allan Holsdswoth a vari gruppi nu-metal e death metal... Che questa non sia un'eresia lo si nota subito dai primi ascolti, ma è impossibile negare altre influenze quali il blues, la musica elettronica... e non mancano parti in stile flamenco ecc.!!! L'album è arricchito dalla presenza di vari cantanti maschili, spesso in stile urlato o growl, e femminili. Insomma, un vero e proprio calderone esplosivo, sicuramente particolare nelle intenzioni e nei risultati. Alla resa dei conti "Devotion, Materialize" è un bel disco, ispirato, ben composto e suonato. Forse in certi frangenti c'è troppa carne al fuoco, tipico degli esordi, ma io, pur non essendo un grande appassionato di album prevalentemente strumentali incentrati sulla chitarra, ho apprezzato in pieno la proposta di Emiliano e la sua volontà di uscire dagli schemi. L'album inizia con "Cyber Room" ed è un buon manifesto per l'album nel suo complesso. Un pezzo con tantissimi riff diversi e cambi d'atmosfera a non finire. La mano di Emiliano non è certo inesperta e si dimostra assolutamente all'altezza della situazione in ogni frangente, ritmico o solista. In questi sei minuti ci sono idee che, se sfruttate a dovere, potrebbero dare spunti e materiale per un album intero. "Splatter On A Bluegrass" è assolutamente fuori dagli schemi già dal titolo, assurdo ma spettacolare. Country, flamenco, voce femminile (bellissima!) e growl maschile e a risolvere il tutto un riffone in puro stile Treponem Pal (periodo "Higher") con tanto di urla campionate a volume basso... Non per tutti i gusti, ma tanto di cappello. Notevoli alcuni interventi di chitarra, in particolare quella in stile "western". La struttura di "Neurosaloon" (...) è sicuramente più lineare, e potrebbe ricordare, almeno nei frangenti più melodici, alcuni pezzi di Joe Satriani. L'aria è comunque infuocata, sia per la velocità spedita che per alcuni loop elettronici che si rincorrono per buona parte della durata del pezzo. Non mancano neppure riff in settima corda e anche qui è d'obbligo rimarcare la perizia esecutiva di Emiliano, veramente bravo e preparato. "The New Reality Suite" alterna nella prima parte sfuriate industrial-metal a bravi stacchi di chiaro stampo fusion... Poi ci si perde in una marea di cambi e di parti diversissime tra loro che perso l'effetto sorpresa dei primi brani risultano anche eccessive, considerato che il pezzo in questione dura quasi undici minuti. Ecco, questo, come si diceva, è forse il limite principale di questa prima opera: troppa carne al fuoco, o comunque "troppe spezie", alla lunga... Magari l'alternanza tra brani dai mille riff e pezzi più contenuti e dalla struttura "ordinaria" avrebbe forse giovato alla fruibilità del disco e alla sua riuscita finale. Di certo non è una grossa pecca, trattandosi di un disco d'esordio. Anche "The Green Mirror" è bizzarra nella sua costruzione, dopo un inizio più meditato. "3000 Zombies" riesce ad unire una strofa velocissima e cattiva a un bellissimo ritornello "pop" quasi etereo e sognante (seppure costruito sempre su chitarre distorte), come in un ipotetico mix Static X/Devin Townsend. Folle l'inserto danzereccio/rock'n'roll a metà brano. Il disco si chiude con "Thermodinamic Hypothesis", potentissima e ritmata. In sostanza direi che "Devotion, Materialize" non è un disco per tutti i palati. Allo stesso tempo mi sento però di dire che non è assolutamente un disco per soli fanatici della chitarra. E' un album per gli amanti delle cose complicate, delle stramberie, della trovata ad effetto; un disco perfetto per chi non si scandalizza nel trovare una parte di flamenco unita a riff ribassati in settima corda, o una pezzo blueseggiante interrotto da velocissime parti di drum-machine e schitarrate al fulmicotone. Non credo di essere in grado di dare un giudizio meramente tecnico sull'operato di Emiliano; certamente le sue mani, come già detto in precedenza, sono piuttosto allenate ed esperte e questo appare evidente. Gli assoli sono eseguiti con molta perizia, e ritmiche sono precise e potenti, quando serve. Un buon primo disco, quindi. Emiliano Sicilia si propone come chitarrista versatile e poliedrico, in grado di stupire sia per la sua bravura con la sei/sette corde che per l'apertura mentale (e compositiva) che pervade ogni singolo istante di questo CD. Un disco che non stanca neppure dopo ripetuti ascolti e che ha il suo unico limite, a mio avviso, nell'eccessiva frammentazione di alcune composizioni. Ma se adorate Steve Vai, Nine Inch Nails, Ministry, Devin Townsend e gli altri nomi citati sopra "Devotion, Materialize" potrebbe regalarvi qualche bella sorpresa. (Massimiliano Dionigi – “Shapelesszine”)