ROBERTO SANTORO "L'elisir del passionario"
(2007 )
Difficilmente il primo album di un artista, per quanto possa essere un giovane molto promettente, mette insieme un tale nugolo di personalità delle sette note. L'esordio di Roberto Santoro esce per la Target, la storica etichetta del grande Angelo Carrara (vi basta nominare Ligabue, Battiato, Timoria?...), con la produzione artistica di Mauro Pagani (De André, Pfm, Nannini, Ligabue, Vecchioni...), che lo ospita a registrare presso le sue Officine Meccaniche, dove sono stati creati dischi storici di Negramaro, Afterhours, Bersani, ma anche e soprattutto dei Muse e dei Franz Ferdinand. Tutto questo, ribadiamo, per un disco d'esordio. In questi casi, le possibilità sono due: o si è alle prese con un personaggio MOLTO raccomandato, oppure si è di fronte ad un talento parecchio promettente. Altrimenti non si capirebbe perché, in un periodo davvero avaro di successi discografici come questo, autentici numeri 1 come quelli appena citati decidano di mettersi in gioco e di rischiare su uno sconosciuto. Le prime note del disco in questione fugano subito qualsiasi dubbio: Roberto Santoro è un talento vero, reale, promettente, anzi, già ora robusto e quadrato nella propria scrittura. Dieci bozzetti compiuti e perfetti (l'undicesimo è una ripresa strumentale) compongono questa sorprendente opera prima. "Navigante", "Il mistero di Ledia", "Il tritacuore" (con un cantato particolarmente a-la Ligabue), "Addio Milano, addio" sono piccoli-grandi capolavori, che ci svelano un cantautore vero, già completo eppure anche così straordinariamente promettente. Sonorità mediterranee, melodie jazzate, colte citazioni autorali, ballate popolari fino al tango strappacuore de "Il tuo seno": questo disco si candida a soddisfare orecchie diverse e diversamente educate, per grande soddisfazione di tutti. Per primi, è ovvio, i grandi nomi di cui sopra, che in Roberto Santoro hanno creduto e che l'hanno prodotto. Raramente personaggi del genere si sbagliano. (Andrea Rossi)