recensioni dischi
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ENIGMA  "A posteriori"
   (2006 )

Trovatosi a dover fronteggiare, ad un certo punto, più faccende legali che non musicali (lamentazioni altrui per campionamenti non dichiarati, una piccola rivolta dei fans che ritennero gli oltre 100 euri richiesti dalla sua casa discografica eccessivi per il cofanetto “15 years after”, che in fondo non comprendeva altro se non ristampe, oltre ai tuoni e fulmini domestici che hanno poi portato alla separazione con la moglie e collaboratrice Sandra), Michael Cretu avrebbe forse voglia di buttarsi tutto alle spalle, elevarsi dai cieli coperti di questo mondo e, come dice lui stesso in una traccia del disco, sedersi sulla luna e guardar tutto scorrere. “A posteriori”, enigma numero sei nella discografia del marchio, perde molte delle caratteristiche dei precedenti, anche fortunati, lavori: ridotto all’essenziale il cantato (le prime strofe intelligibili arrivano alla traccia 6, “Invisible love”) e le suggestioni sensual-religiose a cui eravamo stati abituati, qui ci si trova di fronte ad un disco etereo, a tratti completamente privo della solita fisicità. Ne è prova una rivisitazione di “Hello and welcome”, originalmente inedito nel cofanetto già citato, e qui riproposto in una versione priva di energia: non che sia un bene o un male, ma un dato di fatto. Disco per il relax, si direbbe, con una leggera crescita di ritmo nella seconda parte, dove alcuni cantati (“Goodbye milky way”, o la stessa “Sitting on the moon”) rompono un po’ l’eccesso monocorde della prima fase. Esagerato, appunto, perché pur non volendo ad ogni costo ritrovare, in ogni disco, la premiata formula orgasmico-spirituale delle “Sadeness” o “Gravity of love” precedenti, quando si lavora quasi esclusivamente sullo strumentale, il rischio dell’abbiocco c’è. Certo, le composizioni elettroniche sono sempre eleganti, mai pacchiane, e magari chiudendo gli occhi ci si può sentire avvolti da nuvole che allontanano dalle brutture umane e purificano l’anima. Ma, chiudendo gli occhi, appunto, il rischio è anche quello di farsi cullare da Morfeo, più che da Michael Cretu. A posteriori, il cocktail perfetto di tanti precedenti dischi, qui risulta un attimo annacquato, insomma. (Enrico Faggiano)