recensioni dischi
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ELIO E LE STORIE TESE  "Studentessi"
   (2008 )

Potrebbero fare qualsiasi cosa, ormai, questi ragazzoni di mezza età, perché hanno dimostrato di poterlo fare, e magari farsi prendere da velleità soliste per seguire, ciascuno, la propria strada. Eppure continuano nella loro tournée infinita, e ogni tanto a far uscire dischi che riescono, incredibilmente, a non avere mai un cedimento, un passaggio a vuoto, una carenza di idee. E, se è vero che le novità della loro discografia non è che arrivino annualmente (qui siamo a 5 anni da “Cicciput”), quando arriva la novità, non si può far altro che stare ad ascoltare, cercando di cogliere, in ogni secondo di musica, le finezze, le citazioni, i calembour e gli ospiti nascosti. Questi sono gli Elii, a 20 anni dai tempi in cui impazzivano i bootleg e il pubblico veniva indottrinato su John Holmes, e ancora sulla piazza, con fuori dalla porta la coda di chi vuole collaborare con loro. Ecco quindi Antonella Ruggiero che lamenta i problemi del calcare nella doccia, Irene Grandi che tra le corna e la samba preferisce quest’ultima, Giorgia che non vuole bruciarsi la tetta al mare, Claudio Baglioni con problemi di memoria, eccetera. Perché il bello è che ogni canzone nasce in un modo e finisce in un altro, sia musicalmente che per quanto riguarda i contenuti: “Gargaroz” parte con citazioni cinematografiche per aprire l’atroce dilemma del traffico di tonsille su internet, “Supermassiccio” racconta di come, dopo la fine del mondo dentro un buco nero, ci si può rifare una vita facendo il mignotto tra le pulci (!), “Suicidio a sorpresa” è la vera storia dei dischi di death metal, che sentendoli al contrario mandano messaggi buonisti (ma la gente si suicida lo stesso, ricordando quando, in gioventù, si ascoltavano i Kajagoogoo). E ogni brano è un piccolo teatrino di idee, improvvisazioni, apparizioni, sparizioni: Mangoni urla “Sodoma e Gomorra andiamo ad Andorra” nella sua “Risposta dell’architetto”, per non parlare dell’omaggio a Feiez in “Single”. Insomma: non ci saranno più quei ganci commerciali di qualche tempo fa, quando “Pipppero” e “Servi della gleba” non ebbero problemi ad inondare le radio. Però qui non ci si annoia proprio mai, e viste le centinaia di intuizioni sparse qua e là – soprattutto gli intermezzi tra una canzone e l’altra -, è un grande pregio. Un modo per restare sempre, felicemente, Supergiovani. Lunga vita agli Elii. (Enrico Faggiano)