recensioni dischi
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ENIGMA  "Voyageur"
   (2003 )

Apparentemente lasciate le chiavi dei precedenti successi, dai canti gregoriani ai Carmina Burana, dall’ansimare della "propria moglie che orgasma" (cit.) a sonorità folk riarrangiate, Mr. Enigma si trovò nella curiosa condizione di non sapere bene che pesci pigliare, nel nuovo decennio in cui era entrato scoprendo tanti fans non più su MTV o sintonizzati sulle radio, ma nelle discoteche. Fece passare un album raccolta (L.S.I., del 2001) dove la versione “remix” viaggiava a forti ritmi bpm, perché a Ibiza avevano scoperto che “Push the limits”, ad esempio, suonava un gran bene, e decise di cavalcare la tigre. A suo modo, perché non è che “Voyageur” sia un disco dance, tutt’altro. Naviga su strane frequenze, con svariati pezzi cantati che sarebbero stati anche fortemente radiofonici, se il brand di famiglia non fosse passato di moda. Citofonare “Boom boom”, “Incognito” o la stessa “Voyageur”, o “The look of today”, che sembrava un bel viaggio negli anni ’80, al punto che, con la voce della mogliettina Sandra, sarebbe potuto essere un eccellente successo del 1986, per intenderci. Ma c’è anche, forse per la prima volta, un po’ di stanca, un lungo passaggio a vuoto nella parte centrale del disco dove gli strumentali non sanno bene se deviare definitivamente verso la trance music o restare saldi sulla vecchia via. Ci sono vocoder, voci filtrate, e tanta altra roba che può piacere agli amanti del genere ma, forse, i primi tratti di una difficoltà di assemblaggio, quasi che perso il bicchiere da cui attingere i tanto amati suoni da campionare, Cretu non fosse riuscito a riempire subito il vuoto con novità. Insomma, un disco da buttare? Tutt’altro, perché – come detto – ce ne sarebbe stato da riempire gli airplay senza problemi. Però, questa volta, la mancanza di un tema portante – come lo erano stati i canti gregoriani, o i Carmina Burana – rendono il lavoro, alla lunga, meno digeribile ad un pubblico, diciamo, di non seguaci dei ricciolini, ormai un po’ ingrigiti, di Michelone nostro. Troppo etereo e poco fisico, tutto qua, con tanti alti ma anche, ahinoi, qualche basso. (Enrico Faggiano)