ENIGMA "Le roi est mort, vive le roi!"
(1996 )
Squadra che vince non si cambia, come si suol dire. Forse in Italia li avremmo dequalificati come dei Jalisse qualsiasi, o – peggio ancora – dei coniugi Carrisi. Però così non era, e il progetto della famiglia Cretu andò avanti con il terzo capitolo: cori religiosi, miscelature provenienti da qualsiasi cosa, un po’ di new age elettronica, magari dozzinale, ma che tanto di moda sembrava essere, e ritmiche discotecare a rendere il tutto abbastanza corposo sia per l’ascolto spirituale che quello corporale. Certo, si rischiava l’essere ripetitivi, con maggior colpa pensando che da un disco all’altro passavano 3 anni, e nemmeno più tanta Sandra da promuovere, dato che la mogliettina sembrava sempre più propensa a lavar piatti e cambiar pannolini in casa che non a far tournée in ricordi dei bei tempi andati. Con un singolo, “Beyond the invisibile”, che sembrava una versione meno commerciale di “Return to innocence”, Michael Cretu intuì che si poteva passare dagli sdrai dei solarium alle discoteche, solo uscendo di casa (perché va bene la Germania, ma vuoi mettere con Eivissa?) e facendosi influenzare, che so, dai rumori di fondo dell’“Amnesia” o del “Ku”. Offrendo quindi le sue musiche ai remix dei dj, che potevano trovare “TNT for the brain” tra i solchi di questo disco. Forse il meno potente di quelli prodotti in precedenza, e che muovevano i detrattori del personaggio a semplice specchio per le allodole. Magari inserendo nel carrello anche Mike Oldfield, vicino di casa di Cretu e, come lui, sempre in bilico tra giudizi che vanno dal geniale al noioso ripetitore di se stesso. Non ti curar di loro, ma guarda e passa: anche se le classifiche non lo accolsero più a braccia aperte, c’era comunque una discreta base di fans che impazzivano, poi, dietro alle mille versioni dei suoi dischi, e che si scambiavano sensazioni su come suonasse diversa “The roundabout”, per dire, con quel diverso suono al secondo numero 23. Li aveva ammaliati tutti, insomma. (Enrico Faggiano)