PET SHOP BOYS "Release"
(2002 )
Il mondo, là fuori, stava cambiando e non di poco. Svanita
l'elettronica, svanito un certo genere kitsch, ora andavano di moda
cantautori sfiatati che attaccavano la loro chitarra ad un
amplificatore, magari a volume non particolarmente alto per evitare
l'effetto brit-pop, e lamentavano le proprie paturnie esistenziali
fingendo di essere dei Morrissey venuti, peraltro, davvero male. Loro
sarebbero potuti andare avanti sulla loro strada, ma cercarono invece di
virare verso queste novità, facendo uscire uno dei pochi dischi di una
ultraventennale carriera che non era riconoscibile, se vogliamo, dalla
prima nota. "Release" fece storcere molti nasi, non solo quelli degli
ascoltatori che da loro si aspettavano solo repliche di "West end
girls" e "Go west", ma anche quegli degli appassionati, che
faticarono a trovare dietro le chitarre acustiche quello che avevano
sempre amato. Si partiva da una "Home and dry", il cui video - una
specie di corsa tra topi - era qualcosa di assolutamente impersonale,
passando poi per varie cose melassose come "London", "Email", "You
choose", o la curiosa "The night I fell in love", racconto di una
love story nata tra Eminem - famoso omofobo - e un suo fan,
rigorosamente di sesso maschile. Tanto che "The samurai in autumn",
unica traccia che sembrava far l'occhiolino ai suoni abituali, pareva
quasi fuori posto, anche se non certo di un pezzo di primo piano fosse
(sarebbe stato un lato B ideale, anche se i PSB, tra i lati B, hanno
fatto robe anche migliori di quelle ufficiali). Sia chiaro, la mano di
Tennant-Lowe non si era nascosta, e a lungo andare il disco cresce,
anche se resta in un limbo particolare: le nuove leve avrebbero comunque
cercato queste sonorità dai vari James Blunt e non dai PSB, i vecchi
fans non si aspettavano questo tipo di invecchiamento precoce. Sarebbe
stato un passaggio non tanto a vuoto, quanto piuttosto incompreso: già
dall'uscita del successivo "Disco 3", terza parte di una storia
iniziata nel 1986, e con gli inediti tratti da "PopArt", raccolta del
2004, si capì che i ragazzi erano tornati quelli di una volta. (Enrico Faggiano)