recensioni dischi
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FRANCO BATTIATO  "La voce del padrone"
   (1981 )

Aveva smesso con le sperimentazioni, e si era dato anima e voce ad una nuova epoca della sua già non breve carriera. Eppur si muove, pensava, mentre le classifiche rimbalzavano i suoi Cinghiali Bianchi e i suoi Patrioti, ma per esempio apprezzavano la sua adepta Alice. Poi, alla fine, decise di mettere tutto il suo curriculum in un disco solo: 7 sole canzoni, poche anche per l’epoca, dove le musichette elettroniche facevano da base a testi sempre nonsense, spesso ironiche riprese di robe anni ’60 (“Il mare nel cassetto – Le mille bolle blu – Da quando sei andata via non esisto piuuuuù – Il mondo è grigio il mondo è blu”). Sottovoce, piano piano, il tutto gli esplose in mano: la gente impazzì, e nelle spiagge italiane milioni di connazionali cantavano in coro di gesuiti, euclidei, immondizie musicali, bonzi, Beethoven, Sinatra, insalata, varie ed eventuali. I critici criticavano, perché, dissero, era palese la ricerca del commerciale a tutti i costi. “Fatelo voi”, poteva rispondere Francuzzo, di arrivare in testa alla classifica con una cosa così fuori dagli schemi: non cantautoriale, non facilefacilefacile, non impegnato, nulla di quanto si fosse mai sentito precedentemente sulle italiche latitudini. Le tracce sono tutte diventate classici della musica italiana, indistintamente: da “Bandiera bianca”, dove una bella frecciatina venne lanciata all’allora eroe delle classifiche Alan Sorrenti, figlio delle stelle ma anche – ahilui – pronipote di Sua Maestà il Denaro. A “Cuccuruccuccu”, l’uovo di Colombo di una canzone tanto facile quanto geniale nella sua unicità. A “Centro di gravità permanente”, diventata anche motto di centri di studi sociologici, che vedono l’uomo proprio alla ricerca di codesto centro. A “Summer on a solitary beach”, “Gli uccelli”, “Sentimento nuevo” e “Segnali di vita”: un qualsiasi altro autore darebbe via la propria madre per avere anche solo una di questa canzoni nel suo curriculum. Lui le aveva tutte, nello stesso disco. Riempiva le piazze, forse qualche fanciulla cominciò a vederlo anche bello e attraente, e forse nemmeno lui se lo aspettava: cercò negli anni successivi di ripetere quei clichè, ma nemmeno poi tanto, invero. Per adesso, aveva l’Italia ai suoi piedi. (Enrico Faggiano)