THE GREAT MARYGOROUND "Promised land"
(2007 )
Quando, dopo 3 minuti e mezzo dell'iniziale "Dad knows (modern stereotype)", entra la chitarra solista, in un assolo ruvido e perfetto, lì c'è già la percezione, chiara e netta, di essere di fronte ad un grande progetto. O, senza volere allargarsi troppo, almeno di un grande album. Ed è così, "Promised land" dei Great Marygoround è un signor album, suonato come Dio comanda e composto con attenzione e precisione. E pure con innovazione, vedi l'outro accellerato di "Uncertainty bop". Che siano le note funk tirate delle già citate "Dad knows (modern stereotype)" e "Uncertainty bop" o il tocco suadente di "Foolish name" o di "Lucky star" (che ricorda Sade o ancor più gli Style Council), la proposta dei Great Marygoround è assolutamente convincente. Del resto 10 anni di lavoro non potevano passare invano: dal 1998 (anno nel quale prende vita il progetto, sotto forma di duo acustico), tanta acqua è passata sotto i ponti, tanti angoli sono stati smussati, ed il risultato (senza essere troppo levigato, e quindi innaturale) è divenuto preciso e pieno. Dopo un paio di demo, l'esordio vero della band bresciana è del 2003 con l'album "MessAge", autoprodotto, per arrivare ora a questo "Promised land", decisamente la quadratura del cerchio. La title track e "It's my heart again" (che ricorda il miglior Marvin Gaye) sono forse gli episodi migliori dell'intera raccolta, ma personalmente ho subito amato "Half love" ed il suo ritornello avvincente, e soprattutto il rock FM della bellissima "Sir Junk". Davvero una bella esperienza, completa, "Promised land" dei Great Marygoround. Raccomandabile. A patto, è ovvio, che il vostro parco-cd non navighi tra boy band o similari. Ma allora, forse, nella vita avrete altri problemi. (Andrea Rossi)