LILI ROCHA "Amuleto"
(2007 )
In questo periodo di vendite ridotte all'osso (se non meno), il rapporto tra la brasiliana Lili Rocha e l'Italia è un autentico caso. Il suo primo album “Me Deixa Sonhar”, pubblicato nel 2002, vende oltre 80.000 copie (disco d’oro), il secondo lavoro “Recomeçar” (altre abbondanti 40.000 copie vendute, di nuovo disco d’oro) fa vedere come il fragore della prima uscita non fosse stato per nulla casuale. Ed ora questo ultimo arrivo, l'ottimo "Amuleto", che sposta ancora più avanti il limite, con il primo singolo “Arrisca” che apre la strada al successo clamoroso di "Yemanjà", secondo estratto battutissimo da radio e web nell'autunno 2007 e che porta alla notorietà Lili anche per chi (pochi, in verità) non l'aveva ancora conosciuta grazie ai primi due lavori. Il caso (perché di questo si tratta) diventa ancora più eclatante per un'altra ragione: la Rocha non interpreta esattamente la musica brasiliana come ce l'aspetteremmo in questo periodo. Grazie al successo dei ritmi sudamericani, e dei rispettivi balli, così in voga negli ultimi anni, ora qualunque artista (o presunto tale) abbia anche una lontanissima parentela con quelle zone geografiche, "ci marcia su" realizzando macarene o bachate di terz'ordine, per sfruttare appieno la corrente possibilità. Lili Rocha no, per nulla. Anzi, le sonorità di quest'album (ascoltare per credere) sono, in fondo, molto poco sudamericane, molto poco brasiliane (e lei brasiliana lo è sul serio, non per lontane parentele). I suoni di questi brani sono infatti internazionali, alcuni potrebbero appartenere al nuovo lavoro, ad esempio, di una Rihanna, di una Jennifer Lopez, o anche, in certi passaggi, di uno Sting o di un Phil Collins. Il tutto su testi in idioma portoghese, questo sì: anche se, nella nota e già citata "Yemanjà", fa capolino pure l'italiano. E in Lili l'influenza italiana (non nel senso di virus, ovviamente, ma per il suo essere parecchio "intrisa" delle nostre sonorità) risalta in maniera netta ed incontrovertibile in diversi brani. Italiano è infatti il team (ottimo) che ha arrangiato, suonato e registrato questo disco, sotto l'attenta supervisione di Matthias Oertle, produttore della Rocha fin dagli esordi: esordi legati al concorso “Gabriela”, una prestigiosa competizione riservata a giovani talenti, che si tiene ogni anno a Bahia, che la ragazza si aggiudica. Il premio spalanca a Lili le porte dell’Europa, dove ottiene un’ampia visibilità, esibendosi prima in Portogallo e più tardi in Italia ed in Svizzera: la ragazza frequenta così l’Accademia di Musica Italiana di Zurigo, lavora con il maestro Antonio Guglielmi, e viene definitivamente lanciata dal concorso “Giovani Talenti nel Mondo”, dove viene appunto notata da Matthias Oertle, che la prende quindi sotto la propria ala protettrice. L'oggi è, infine, questo disco, variegato e convincente: tutte valide, davvero, le facce dell'"Amuleto" di Lili Rocha, con particolare menzione per la title track e per “Amor Afiado”, reinterpretazione (riuscita) di "Razor Love" di Neil Young. L'album riesce, così, nel difficile proposito di riunire gli amanti dei ritmi sudamericani e chi semplicemente non disdegna la pop music di classe. Non ci stupiremmo, davvero, se Lili Rocha approdasse presto a livelli di successo mondiale per ora destinati ad altri artisti. Se lo meriterebbe. (Andrea Rossi)