PAOLA & CHIARA "Win the game"
(2007 )
Cosa volete che vi dica, sorelline mie? Siete nate 10 anni fa come filoirlandesi, visto che non si facevano i soldi siete passati all'ispanodance, avete sdoganato la lesbo ben prima delle Ta.Tu., potete essere amate sia dal popolo maschile (e ci mancherebbe) che da quello femminile. Ma trovate sempre un modo per darvi la zappa sui piedi. Prima con una roba, "Blu", che nemmeno i Gazosa, a castrare un periodo in cui vendevate anche solo i vostri respiri; poi con due anni di sosta, troppi, per il mondo del pop. Per cui, ora che siete tornate, nemmeno venite considerate. Eppure, anche se il titolo del vostro album sembra inutilmente ottimista, il disco è davvero bello: peccato però che vi siate infilate in un genere, quello del revival '80s, che le radio tendono a ridicolizzare. Ma sì, si riascolta un attimo Den Harrow, un po' di Save-a-Prayer, e abbiamo risolto la cosa. Tentativi di technopop attuali, ahinoi, nemmeno vengono considerati, vero? Allora come lo spiego, io misero vergatore di parole in vostra difesa, che alcuni vostri pezzi non sarebbero sfigurati nel milionario "Confessions" di Madonna? "Morphine", "I can't forget", ad esempio. Per non parlare di "Vanity & Pride", che in universo parallelo fatto solo di technopop starebbe forse in classifica per un anno. Avete quasi dimenticato l'italiano (tranne che in "Cambiare pagina" e "Tu sei il futuro", altre due robe che crescono ad ogni ascolto) per l'inglese, e davvero meritereste che la signora Ciccone, se non altro, vi portasse in tour con lei. Due, soli, i difetti di questo disco: il non aver inserito "Nothing at all", brano della sola Chiara Iezzi uscito qualche mese fa, e di essere drammaticamente settoriali. Un pub metrosexual rovinerebbe il vostro cd dai tanti ascolti: MTV, ormai, preferisce altre scempiaggini. Ma grazie, comunque, di averci provato: un'oasi di buona musica nel caos generale. (Enrico Faggiano)