THE CHEMICAL BROTHERS "We are the night"
(2007 )
Agghiacciante. Non potendo iniziare e terminare la recensione di 'We Are The Night' dei Chemical Brothers con un solo aggettivo, cercherò di trasportare su testo l'essenza colta da questa opera. L'album in questione non ha punti di forza, la dignità è in superficie; l'assenza di un senso logico e la privazione di contenuti lo annovera tra gli N. R. Album (ndr: Not realeased Album), “Album non pubblicabili”. Quanto spreco di note, beat, computer e sintetizzatori. Ad incrementare il basso standard qualitativo del duo di Manchester ci pensano i Klaxons. In questo caso non sono imparziale, lo ammetto. I Klaxons non mi piacciono, punto e basta. Quindi, per correttezza, non dirò nulla sul loro modus operandi musicale. Alcune tracce di questa opera ricordano, per certi aspetti, i ritornelli catchy dei Linkin Park. Altri brani, ammiccano alla artificiosa nu-rave degli ultimi anni. Eccetto il singolo, 'Do it Again', in linea con le ottime e più innovative strategie di marketing musicale, mancano concretamente nuove idee. L'album sembra una sorta di lato b di un possibile Greatest Hits. I suoni utilizzati e miscelati ricordano il periodo anni '90 nel quale esordivano. Musica fantastica... dieci anni fa. Certo, ci si può dedicare al revival egregiamente, con stile e sfarzo, anche citando se stessi tramite le proprie opere, ma non si può vivere di rendita su ciò che si è fatto e stato. A queste condizioni, 'We are the night' è lo spudorato esempio, non si tratta di restyling sui generis ma di pessimo auto-plagio. Che i fratellini siano ormai in chimica da alcuni anni, se ne sono accorti in molti, ma è un peccato confermare questa dubbia teoria con la settima opera. L'unica canzone a cui tirare il salvagente è 'A Modern Midnight Conversation'. Già l'album precedente, 'Push The Button', non era il massimo, non potevano pensarci due volte prima di ricadere nello stesso errore? Non ci sono gli echi dei nostri giorni in questo album, niente di nuovo, niente di autentico. Un lavoro danzereccio per ipocrite masse. Forse, un giorno si stancheranno anche loro di “quei due”. Potevano almeno intitolarlo 'We are borings'... (Dr.Matteo Preabianca)