BREAKFAST CLUB "Breakfast Club"
(1987 )
Ci sono tante, tante fanciulle diventate famose per essere state fidanzate con, amanti di, spupazzate da. Anche nella musica: basti pensare a come, proprio in quegli anni, la Lolita dei Rolling Stones (Mandy Smith, magra con spalline da fullback) poteva andare in classifica, o tanti altri casi. Poi però ci sono anche i casi opposti, ovvero maschietti diventati famosi per fidanzamenti o robe varie. Loro, all’epoca, erano famosi per essere stati, un po’ a turno (o magari anche tutti insieme, chissà), amanti di Madonna. Che, nelle biografie dei suoi early days, racconta di aver fatto un po’ di tutto: ballerina, corista di “Born to be alive” – la canzone pilota di quello che sarebbe diventato il disco del secolo, ovvero “Born to be Abramo” -, e anche batterista di cotali Breakfast Club. Dove, invero, ai tamburi c’era il colorato Stephen Bray, uno dei principali produttori dance della scena americana degli ‘80s, e principale collaboratore della Cicconina dei primi tempi. Tra una canzone e l’altra lasciata nelle mani di Madonna, e di tanti altri suoi prodotti (Nick Kamen, primo tra tutti), Bray trovò anche il tempo di riunire la bbband, e tenersi qualche nota per sé: l’album uscì nell’estate 1987, promuovendo svariati singoli di successo, tra cui principalmente “Right on track”. Madonna style se ce n’è uno, anche se da dietro le grancasse Stephen Bray poteva dire al mondo “OK, ma c’ero arrivato prima io!”. Tutto il disco vive di un funky all’ultima fermata, in una America che stava per essere travolta dal virus dell’hip hop e della black, ed è un must se vi piace un certo tipo di sound, da “Into the groove” ad altre cosette dell’epoca, alla Nu Shooz per intenderci – so che ora andrete a dormire tranquilli. Nick Kamen avrebbe fatto follie per “Right on track”, che sembrava poi la bella copia della sua “Each time”, e i BC – condendo i video con presunte demenzialità, tipo ragazze coccodè o smorfie davanti alla telecamera – sfruttarono al meglio il momento, sparando anche “Rico Mambo”, “Kiss and tell” e “Never be the same” nelle classifiche. Tutto è bello finchè dura: stiamo ancora aspettando, dopo 20 anni, l’opera seconda: forse il non avere mostrato i boxer nella lavanderia, o l’essere privi dei pizzi e collanine della precedente batterista, hanno fatto la differenza. (Enrico Faggiano)