DISOWNED "Emotionally involved"
(2007 )
La storia degli empolesi Disowned (o, almeno, il target musicale al quale appartengono) è
già nei particolari. Nel 2000 il gruppo nasce con il nome di Headup, nota canzone dei
Deftones, ed è già una dichiarazione d'intenti di questi ragazzi: la loro proposta ricorda
infatti non poco dell'ensemble di Chino Moreno, ma qua e là spuntano anche Nine Inch
Nails, Korn, Slipknot, o, forse più precisamente, i Tool. Intendiamoci: non stiamo parlando di un gruppo-clone, o men che meno di una cover band. Qui il materiale presentato (e che ha catturato
la fiducia dell’etichetta inglese Alkemist-Fanatix, distribuita in Italia dalla Lady Music
Records) è originale, e non solo nel senso che i brani sono farina del sacco di questi 5
ragazzi: soprattutto perché lo stile non è per nulla "importato" da altre realtà, non è per
nulla "scopiazzato", per intenderci. Qui la proposta è vera e vissuta, non c'è una sola idea
o una singola stilla di sudore che non sia totalmente loro. E questo fa in modo che
prestino, giocoforza, il fianco a qualsiasi giudizio, essendosi messi in gioco in maniera
totale ed incondizionata. Già per questo meriterebbero affetto e stima: ma non è tutto qua.
C'è anche un sound energico e mirato (plauso soprattutto al lavoro fatto da Tom Baker ai
Precision Mastering di Hollywood), c'è una cifra stilistica ragguardevole, che rende la
proposta più che potabile anche, magari, per orecchie solitamente avvezze ad altre
sonorità, ad altri generi, grazie ad impreviste aperture melodiche (gustatevi “Mr. Moods (The Other Part Of Me)”, "Cruel", o,
soprattutto, l’ottima “Immenso Attimo”, unica canzone in italiano del lotto). Il tutto, sia
chiaro, senza cedimenti, senza mai, nemmeno per uno dei 46 minuti del disco, essere scesi a
patti: senza, insomma, tradire le sacre tavole del proprio genere. Il quale potrebbe essere
definito emo-nu-alternative metal ma non solo: forse il termine più centrato è, semplicemente e
splendidamente, rock. Può bastare? Certo, anzi... (Andrea Rossi)