recensioni dischi
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SONGS FOR ULAN  "You must stay out"
   (2005 )

A volte faremmo meglio a stare zitti. Mi riferisco alla schiera di quelli come me, quelli che amano parlare di musica, i cosiddetti "recensori", pseudo-giornalisti spesso innamorati delle proprie parole piuttosto che della musica che dovrebbero relazionare. Pronti, a volte, ad incensare o, viceversa, a cassare senza pietà un'opera, senza apparenti motivi tranne che le proprie paturnie. Capita così (e non di rado) che certi dischi, o peggio ancora certi artisti, vengano frettolosamente catalogati: sbagliando clamorosamente la mira. E veniamo al sodo: ascoltare questo "You must stay out" mi ha fatto ridere. Non certo perché la proposta sia ridicola (questo è un gran disco, diciamolo subito), quanto perché il tenutario dell'ensemble Songs For Ulan, il napoletano Pietro De Cristofaro, fu etichettato ad inizio carriera come "il nuovo Nek". Non sto scherzando, questa fu esattamente la definizione dell'imprudente recensore coniata nei riguardi di questo artista, nell'occasione dell'uscita dell'album di esordio "Reverse" (del 2001). Ascoltatevi un brano a caso di questo "You must stay out" (se volete un consiglio propenderei per "The counting song", "Little", "On my hand", o ancora per la bella cover dei Gun Club "Secret fires"), e non potrete, come ho fatto io, trattenere le risate, al pensiero della suddetta catalogazione. Senza voler mancare di rispetto a Nek, sarebbe come definire Courtney Love "la nuova Loretta Goggi". Giunto alla terza prova (seconda a nome di "Songs For Ulan", dopo l'E.P. omonimo del 2003), Pietro De Cristofaro sforna un prodotto prezioso, condito di ballate intimiste e ben scritte, alternate a rock nervosi (la già citata "On My hand"). Se proprio la proposta deve essere accostata a quella di un altro artista, si può citare Tom Waits, oppure il miglior Ryan Adams, o il maestro Leonard Cohen, o ancora un'ottima versione attualizzata di Cat Stevens (nella splendida ballata "Julie"), o, infine, anche alcune cose del divino Nick Drake. Si coglie lontano un miglio la sapiente regia di Cesare Basile, che suona, produce, registra e (probabilmente) dirige pure il coro, mentre a rappresentare la classica ciliegina sulla torta c'è pure la chitarra nervosa di Hugo Race, il mitico fondatore dei Bad Seeds di Nick Cave. Ma non c'è di che farsi distrarre da simili presenze, il fulcro è lui, Pietro De Cristofaro, il fulcro è rappresentato dallo strano ensemble che è il progetto Songs For Ulan. Un esperimento riuscito, per la buona pace delle nostre orecchie. (Andrea Rossi)