BLOC PARTY "Silent alarm"
(2005 )
Siamo obbiettivi, la nuova ondata di band revival new wave è una boccata d’aria fresca per la scena rock degli ultimi anni. Ci volevano un po’ di movimento e sudore punk in un ambiente che va sempre più frazionandosi tra musica commerciale, senza il minimo valore artistico, ed altra puramente intellettuale, senza il minimo senso del divertimento e del piacere, che stanno alla base della musica rock. Questa nuova corrente nasce perciò in modo spontaneo, essendo una sorta di concessione della musica intellettuale e di nicchia verso sonorità più orecchiabili e fruibili; la storia si ripete, siamo di fronte ad una sorta di neoclassicismo rock, se la new wave si può definire “classica”. Parliamo di neoclassicismo essenzialmente per due motivi; innanzitutto gruppi come Strokes, Interpol, Arcade Fire e gli stessi Bloc Party non ripescano solo dal post punk ed affini, ma vanno anche ad attualizzare suoni ed atmosfere ben più lontane e differenti. Capita così che si risentano i Velvet Underground, gli Stooges, ma anche i Led Zeppelin (White Stripes), o anche qualche spunto progressive o di pop sinfonico (Arcade Fire). La nuova new wave è quindi un fenomeno di revival ben più ampio ed andrebbe chiamato New Rock, perché ripropone tutto il rock e non solo la new wave. Secondariamente, possiamo parlare di New Rock proprio perché c’è qualcosa di nuovo. I suoni sono cambiati, così come le trame musicali; l’approccio non è più lo stesso e si respirano quindi atmosfere diverse. Arrivando ai Bloc Party, una forte componente post punk, soprattutto nei ritmi, è innegabile; ma i suoni sono gli stessi? Assolutamente no, c’è un forte ascendente elettronico, digitale, nonché un evidente approccio danzante ed improntato al divertimento. Si va così a formare la cifra stilistica del gruppo; un pop rock suadente, con frequenti sferzate elettro-punk e qualche incursione nel pop d’atmosfera stile Coldplay. Dischi come “Silent Alarm” non sono di certo dei capolavori, ma rimangono godibilissimi, pieni di ritmo e vitalità, senza disdegnare una certa componente di originalità. Questa è musica che si ha sempre voglia di ascoltare, talmente è leggera e gradevole, senza troppe pretese e con un amalgama sonoro più che buono. I momenti migliori corrispondo alle danze elettro punk più movimentate e coinvolgenti; “Like Eating Glass” e “Pioneers”, brani dal forte ascendente melodico, “Helicopter” e “Positive Tension” pop rock dinamico e spumeggiante, “Banquet”, dalla struttura tipicamente post punk, un ripetersi infinito di due accordi con il canto lamentoso ad incidersi sopra, o il pulviscolo elettronico di “Luno”, molto incisiva e potente. Non mancano episodi smaccatamente pop, alcuni delicati e riusciti come “Blue Light” e “So Here We Are”, altri banali come “This Modern Love”. “Plans” è uno dei momenti più astratti e soffusi, il pop del nuovo millennio. La band non manca poi di stupirci con alcuni pezzi pregiati; la nenia subliminale e psicotica di “She´s Hearing Voices”, insistente e straniante ma anche galvanizzante nel finale schizoide, la danza meccanica di “Price Of Gasoline”, disorientante ed ibrida, ma soprattutto “Compliments”, una sorta di riedizione del trip hop, impregnata di suoni densi ed eterei, magistralmente in bilico tra pop leggero ed alcune esperienze metafisiche e psichiche, come Radiohead e soci. “Silent Alarm” è sicuramente un buonissimo album, ricco di spunti creativi e perfettamente godibile. Un ottimo esordio per i Bloc Party che si inseriscono nel panorama del New Rock come una delle band più interessanti ed originali. (Fabio Busi)