recensioni dischi
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POOH  "Parsifal"
   (1973 )

Mario Goretti, Valerio Negrini, Gilberto Faggioli, Bob Gilliot, Mauro Bertoli… Chi sono costoro?Perbacco, ma sono i Pooh! La prima formazione dei Pooh, quella datata 1965 che rappresentava l'evoluzione "professionale" di un gruppo che da anni "batteva" le balere del bolognese: i Jaguar. Niente a che vedere con gli attuali Dody, Roby, Stefano e Red, che, uno alla volta sarebbero arrivati negli anni successivi, ma Valerio Negrini, uno dei maggiori parolieri italiani di sempre, che all'inizio sedeva dietro i tamburi e oggi si occupa dei testi, rappresenta la continuità durante questi quasi 40 anni di vita del gruppo più longevo d'Italia. Comunque già nel 1971, a firmare i due primi grandi successi del gruppo ("Tanta voglia di lei" e "Pensiero") è la formazione quasi definitiva: c'è ancora Negrini alla batteria e Riccardo Fogli al basso, ma Roby e Dody sono già al loro posto. Nel 1973, con "Parsifal", finalmente Canzian è al posto di Fogli e D'Orazio al posto di Negrini. Ci siamo. Si può quindi considerare "Parsifal" il primo album dei Pooh dell'"era moderna", ma il suo valore non risiede, ovviamente in questo. Il periodo musicale era quello del rock sinfonico, spartiti dilatati, lunghe parti strumentali, sontuose orchestrazioni… I Pooh l'orchestra l'avevano sempre usata, ma quello che arrivava soprattutto dall'Inghilterra era qualcosa che non avevano mai fatto e che per questo li incuriosiva: passavano ore ad ascoltare "Supper's ready" dei Genesis e pensavano che quella era una faccenda che avrebbero proprio voluto provare. I 12 minuti che danno il titolo all'album nacquero a pezzi. Un paio d'anni prima, a Facchinetti era stato chiesta una colonna sonora per un film di Lattuada "Questa specie d'amore", poi non se n'era fatto niente, ma le musiche erano rimaste: divennero la parte centrale del brano cui venne unito un tema già presente nell'album "Contrasto" del '69. Per la prima parte Roby compose un tema di sapore "chopiniano" su cui Negrini scrisse un testo ispirato alla leggenda del Sacro Graal. Il resto lo fecero le chitarre di Battaglia con un paio di assoli da abbecedario per aspiranti chitarristi. Alla fine il brano funzionò maledettamente bene: era in linea con la produzione musicale più "evoluta", ma aveva un'accessibilità che lo rendeva fruibile al grosso pubblico. Un buon compromesso. Certo non impressionò più di tanto i fans dei Genesis o della PFM, ma sicuramente portò molti che ascoltavano solo canzonette ad un rock più evoluto. Nell'album poi non c'era solo "Parsifal", un buon riscontro di classifica ebbero canzoni più tradizionali (ancorché di ottimo livello) come "Io e te per altri giorni" e "Infiniti noi", registrate con un'orchestra di 60 elementi, anche se fu la vicenda del cavaliere senza macchia e senza paura che finì per restare nella storia musicale dei quattro che lo riproposero in concerto fino a non poterne più e finendo per ribattezzarlo "Par di pal"… (www.luciomazzi.com)