recensioni dischi
   torna all'elenco


MARIPOSA  "Best company"
   (2007 )

La domanda è semplice: i Mariposa sono dei pazzi o dei geni? Non è facile rispondere a questa domanda. In "Best company" si trovano, a piene mani, pazzia e genialità, schizofrenia ed indubbie doti strumentali. E, pure, grande vigore creativo. Si tratta di un album composto interamente da cover, eppure c'è più lavoro creativo ed originalità in questi 9 brani piuttosto che nella maggior parte dei dischi di tanti gruppi odierni costruiti su brani originali. Come si fa a "creare" una cover, dal momento che devi trattare un brano già scritto e compiuto? Semplice, lo smonti e lo rimonti: con, appunto, grande creatività. Ascoltatevi l'incredibile versione di "Ob-la-di ob-la-da" che apre il disco, e capirete di cosa parlo: Lennon, se fosse ancora ancora tra noi, probabilmente bacerebbe sulla bocca Alessandro Fiori ed i suoi compagni di viaggio. Oppure gustatevi la splendida "Un'idea" di Gaber, stravolta ma terribilmente aderente al favoloso testo del "Signor G.". O, meglio ancora, strabuzzate gli occhi per l'irriconoscibile "Male di Miele" degli Afterhours, cantata da... una bambina di 8 anni. Questa passione i Mariposa ce l'hanno, evidentemente, sempre avuta: "L'apprendista", dei geniali Stormy Six, la stravolsero e rifecero nel 2001, "Monti di Mola" e "Il mostro & l'aerosol" (rispettivamente di De Andrè e del compositore russo Dmitrij Kabalevskij) sono datate 2003, e via così, al punto che gli unici brani non ancora editi di questa raccolta sono le cover di "Oily way, outer & inner temple" (Gong) e di "Si vede" (Jannacci). Vecchio vizio, quindi, quello della "musica componibile" per i Mariposa, al punto che, appena editato questo "Best company", i 7 ragazzi hanno proseguito sulla stessa strada, stravolgendo "Il signor Hood" di De Gregori insieme ai Transgender per la compilation "Con quali occhi". Questo disco è, insomma, un punto (d'arrivo e di partenza) nella strana storia dei Mariposa, clamorosi riscrittori della storia musicale degli ultimi 40 anni. E quindi torniamo alla domanda iniziale: questi ragazzi sono dei pazzi o dei geni? Perché, scusate: non si può essere l'uno e l'altro? (Andrea Rossi)