recensioni dischi
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GREEN DAY  "Nimrod"
   (1997 )

I Green Day sono oggi un gruppo molto discusso, dopo l’uscita di “Warning”, che segna la svolta più pop del gruppo, e soprattutto di “American Idiot”, che ha procurato loro la fama di “venduti” (fama probabilmente meritata, anche se è ormai impossibile scindere la popolarità dal music business). A cavallo tra quest’ultimo periodo, che a me sembra comunque una fase di maturazione musicale, e quello dei tempi della ribalta di “Dookie”, si trova “Nimrod”. E’ un disco di passaggio, forse troppo sottovalutato, in cui emerge il vero sound del gruppo, più pulito e personale rispetto agli inizi. L’impronta punk-rock è molto presente, ma unita a sonorità più pop e lucide con le quali si forma il vero stile che caratterizzerà i Green Day fino ad oggi. Anche se al primo ascolto può sembrare un disco banale e poco sentito, ha invece una profondità che riesce a fare breccia dopo diverso tempo. Ci sono canzoni tra le più belle mai scritte in più di quindici anni di carriera, come “Hitchin’ a ride” e “Good riddance (Time of your life)”, quest’ultima famosissima. Ma è anche un disco molto compatto ed energico, ricco di canzoni semplici ma originali e orecchiabili. I toni e le tematiche sono spesso quelle adolescenziali o sociali, che si trasmettono anche senza capire i testi. La grande forza di questo disco sta infatti nella sua comunicabilità e nella sua limpidezza, che possono anche non colpire in un primo momento, ma in canzoni come “Nice guys finish last”, “The grouch”, “All the time, “Haushinka” oppure la più dura “Platypus (I hate you)” o la curiosa “King of the day” emergono comunque messaggi chiari. Che possa essere definito commerciale o meno, per la sua orecchiabilità o per le caratteristiche dei musicisti, rimane uno tra i migliori dischi dei Green Day e di un genere (solitamente etichettato come punk-rock ma con influenze più leggere), che effettivamente scade spesso nei suoi risultati. (Federico Pozzoni)