recensioni dischi
   torna all'elenco


SANDRA  "The art of love"
   (2007 )

Non c’è il marito, Michael Cretu, e la cosa invece di essere, che so, nascosta per evitare fughe di compratori (in fondo, ormai da anni, Sandra per molti è solo “la moglie di quello degli Enigma”), viene addirittura segnalata da etichetta sulla copertina. A produrre c’è Jens Gad, che comunque, col coniuge da anni collabora, tanto per far capire che la mela non cade lontano dall’albero. Che poi ci siano stati divorzi o gossip non si sa: difficile, però, dato che il legame tra i due viaggia attorno al ventello di calendari. Ma del “Cretu” in questo disco ce n’è ugualmente, nelle figure dei due gemelli della coppia (come li possiamo chiamare? “Cretu-ini”?) che, raggiunta età in doppia cifra, si danno ai cori qua e là. C’è anche una qualche foto in posa sexy, tanto per confermare il teorema che meno i dischi vendono, meno stoffa c’è sui corpi delle fanciulle, anche quelle che anno superato la quarantina. Strano, perché Sandra Lauer in Cretu non aveva mai mostrato nemmeno le ginocchia, ai tempi d’oro, nemmeno ci fosse un gelosissimo Al Bano, al suo fianco. Il disco? Inizialmente potrebbe far storcere il naso agli amanti dei suoni Enigma-tici, o anche solo Sandra-nti. Chiusa l’esperienza con la dance, ancora presente nel floscio “The wheel of time” del 2002, Sandra si dedica a roba che comunque Enigma ricorda, e non potrebbe essere altrimenti, e che a tratti tocca il lounge intimista. Elegante, potrebbe a prima botta risultare faticoso, mancando i riff sintetizzati a cui ci aveva abituati anche negli anni della maturità. Ma, se avete voglia di rimettere il disco in ascolto, c’è una crescita, che fa del disco qualcosa di beatamente tranquillo, intimo, brillante: dovete solo dimenticare “Maria Magdalena”, e ne verrà fuori qualcosa di ottimo. Certo, ci si può giustamente chiedere quale sia, nel 2007, il suo pubblico, quando la fossetta sulle guance è stata lentamente attorniata da qualche ruga di troppo, mentre la voce eccede nel sussurrato creando un effetto Viola Valentino che, alla lunga, non le rende giustizia. (Enrico Faggiano)