THUNDER "Robert Johnson’s tombstone"
(2006 )
Poco noti in Italia, i Thunder rappresentano una delle più valide e prolifiche band Hard Rock che dopo avere esordito nel 1990 con 'Backstreet Symphony' hanno rilasciato nel corso degli anni ottimi lavori fino agli ultimi 'Shooting At The Sun' del 2003 e 'The Magnificent Seventh' del 2005. Dal titolo di quest’ultimo album, 'Robert Johnson’s Tombstone', è facile intuire che si tratta di una dedica speciale ad un mito del Blues ed anche il sound della band è un Hard di matrice settantiana dalle forti contaminazioni Blues riconducibile alle sonorità dei Whitesnake e dei Deep Purple, guarda caso, dell’era Coverdale, ma si tratta di influenze appena accennate che non lasciano affatto presagire un sound derivato, ma anzi siamo in presenza di un song-writing fresco e coinvolgente capace di dare senso compiuto ed immensa goduria ad ogni singola composizione presente in questa release. Si parte con la title-track e non poteva che essere un pezzo tipicamente Blues dalle tinte Southern e dal sapore Western con un bel lavoro di chitarre della coppia Morley-Matthews, ed anche la seguente 'Dirty Dream' segue coordinate Southern Rock risultando un bel brano energico e melodico con un refrain davvero coinvolgente, mentre la ballad 'A Million Faces' si ricollega alla tradizione Hard n’Blues degli anni ’70 grazie a strofe lente che spianano la strada ad un melodico e sentito refrain, reso sublime dalla grande interpretazione di Bowes. Altro grandioso brano è 'Don’t Wanna Talk About Love', un pezzo carico di feeling ed in possesso di un favoloso chorus e di un’azzeccata linea melodica, mentre in 'The Devil Made Me Do It' e in 'What A Beautiful Day' si può assistere ad un lavoro di chitarre che riporta alla mente gli AC/DC, anche se in tal caso un’interpretazione meno pulita ed a più alta tassazione alcolica da parte di Bowes avrebbe sicuramente giovato alla causa, e che dire poi della lunga 'Last Man Standing', ennesimo brano di Hard melodico dai richiami coverdale-iani, ed anche la più cupa e lenta 'My Darkest Hour' risulta un bel pezzo malinconico e caldo. Non ci sono cali o momenti di stanca, e si prosegue infatti con classe e qualità con la bellissima 'Andy Wharol Said', refrain da brividi e solito ottimo lavoro di chitarre con riffs incisivi e taglienti, ed ancora la malinconica e struggente 'It’s All About You', ballad melodica ed appassionata dalle lievi sfumature blueseggianti, ed infine la closer 'Stubborn Kinda Love' che regala un dinamico ed energico finale Hard n’Blues. 'Robert Johnson’s Tombstone' è quindi un album che riesce nel suo intento di riproporre ad alti livelli quell’Hard n’Blues melodico e passionale, capace di coinvolgere e deliziare gli appassionati di Rock e di celebrare una leggenda del Blues scomparso da decenni e i cui eventi sono ancora avvolti da una certa patina di mistero. Ennesimo ottimo prodotto di un gruppo che meriterebbe maggiori attenzioni.