recensioni dischi
   torna all'elenco


CARMEN CONSOLI  "Eva contro Eva"
   (2006 )

Le sue nuove vesti da matura ed ispirata cantastorie, la scelta di melodie meno dirette e sfrontate di un tempo, l’utilizzo di una strumentazione che poco ricorda il suo passato elettrico e una positiva rivisitazione del look fanno sì che questo 'Eva Contro Eva' risulti, alle orecchie della critica, l’album della svolta. Stiamo attribuendo a questo mutamento un’accezione positiva? Ni! Di sicuro sembrerebbe ormai terminata la 'barbosa' epoca della Carmen Cantantessa, e per questo motivo 'Eva Contro Eva' non dovrebbe essere firmato “Carmen Consoli”, bensì “Carmela”, quella Carmela Carla Consoli che da verace donna Sicula ci offre uno spaccato della sua terra. Non a caso e senza esagerazioni, in alcuni episodi questo album si potrebbe addirittura attribuire agli stessi intenti e allo stesso gusto che possedeva l’occhio di Pietro Germi nel ritrarre le realtà meridionali, riportando inevitabilmente alla memoria quella Sicilia neorealista che tanto profuma di terra arsa dalle ciniche regole dell’onore. Questa componente e l’utilizzo di strumenti “primitivi” attribuiscono all’intero album un robusto spirito pop, inteso nella sua originaria accezione, concretizzandosi nell'etno-pop e nella world-music di "Pendio Dell’Abbandono" e "Madre Terra", che diventano gli esperimenti meglio riusciti e più convincenti dell’intero album. Ma, (perché quando si parla della Consoli purtroppo c’è sempre un “ma” da pronunciare) anche in questa sua ultima fatica è sempre presente l’aspetto noioso e lagnoso delle sue creazioni. Sarà la solita faccenda del suo timbro, saranno i falsetti e i lamenti, peraltro abbondantemente imitati, ma di certo non aspettatevi di ascoltare con estremo interesse ogni singolo brano. Almeno una volta, durante l’ascolto, percepirete una immancabile e fastidiosa sensazione di pesantezza mista a tedio che non vi farà comprendere, come di frequente accade con le sue opere, se 'sta Consoli vi soddisfa o meno. Una certezza ci sarebbe però. Dopo tre anni di assenza questo lavoro non passa inosservato e di sicuro colpisce per la purezza del suono, per la genuina ricercatezza e per il suo elegante potere narrativo, riuscendo ogni tanto a stuzzicare l’attenzione anche di coloro che non sono mai stati suoi fedeli sostenitori. (Benedetta Urbano)