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LETIZIA FUOCHI  "La scelta"
   (2025 )

Letizia Fuochi – autrice fiorentina con un’elevata preparazione culturale e accademica – spiega che il disco “La scelta” è “frutto di una complessa e sentita ricerca storica e artistica” e che “vuole essere un promemoria”… un promemoria per aiutare il suo pubblico a ricordarsi che “saremo liberi fino a quando i diritti saranno protetti e ampliati; saremo liberi fino a quando capiremo che nulla è scontato, che la nostra Costituzione deve essere tutelata e che studiare la Storia diventa ogni giorno una nostra responsabilità”. Poiché “scegliere è la più alta forma di libertà” e poiché “dittature, fascismi, nazionalismi, fanatismi distruggono il pensiero critico”.

Al fine di educare al pensiero critico e alla libertà attraverso la conoscenza della Storia, per l’Ottantesimo della Liberazione dal nazifascismo, Letizia Fuochi e i suoi collaboratori hanno registrato – sotto l’etichetta Materiali Sonori - undici brani folk impreziositi con elementi di musica classica, che raccontano storie di resistenza dello scorso secolo, dalla Resistenza partigiana italiana e spagnola della Seconda Guerra Mondiale fino alle proteste sudamericane degli anni ‘70.

“Io che da sempre ho sentito il forte richiamo di voler capire e conoscere”, continua l’autrice, “ho anche avuto la fortuna di scegliere da quale parte stare: auguro a voi che ascolterete di poter provare il mio stesso desiderio e avere la mia stessa possibilità”.

Ce lo auguriamo pure noi, anche se a prima vista i testi presenti sull’album sembrano di non facile comprensione da parte del grande pubblico. Esiste la speranza che l’emozione prodotta dalla musica e dalle immagini poetiche suggestive possa invogliare anche le persone di modesta cultura a fare delle ricerche (almeno in internet) per poter approfondire il contenuto dei testi e per essere in grado di interpretare ogni canzone alla luce del contesto storico a cui essa fa stretto e preciso riferimento.

Speriamo altresì che i momenti del passato evocati in questo disco possano veramente fare da supporto per il pensiero critico delle generazioni presenti, nonostante le condizioni storiche e politiche tra il Novecento e gli anni 2000 abbiano subito delle importanti trasformazioni. Oggi sembra sempre più arduo distinguere tra una parte e l’altra per poter scegliere consapevolmente e, pur essendo “liberi” grazie al sacrificio degli eroi a cui questo album rende omaggio, la scelta risulta condizionata dalla somiglianza tra le apparenti alternative.

Ma diamo uno sguardo più da vicino agli undici brani, tra cui ognuno è molto ben curato sotto tutti gli aspetti, tanto da rappresentare un mondo a sé, ricco di interessanti sorprese. Per quanto riguarda la musica vocale, alla realizzazione dell’album hanno partecipato – oltre all’autrice stessa, che possiede una voce e una dizione di un’eccezionale chiarezza – diverse altre voci di alto livello artistico: Chiara Riondino (voce recitante che si alterna a quella cantante di Letizia Fuochi in “Silenzio e cammino”), Cinzia Blanc, Oretta Giunti, Francesca Torselli (che formano un omogeneo coro di sottofondo in “Li rividi tornare”), Francesca Breschi (che duetta con Letizia Fuochi in “Bianca Mariposa”), Anna Maria Castelli e Anna Granata (in trio a cappella con l’autrice nel canto “Quel giorno di settembre”), Sara Rados (emozionante voce meridionale che accompagna quella della Fuochi in “La protesta”), Alberto Morselli (voce decisa da basso nei brani “Il mio testamento” e “La strada di Berto”).

Gli arrangiamenti strumentali, anch’essi di una grande raffinatezza, sono stati ideati e supervisionati da Ettore Bonafé e da Francesco Frank Cusumano. Quest’ultimo ha anche suonato la chitarra in “Tutti quanti mi chiamano passione”, in “Bianca Mariposa” e in altri brani che non sveliamo, per lasciare all’ascoltatore la gioia della loro scoperta.

Un impressionante contributo è quello del violinista Paolo Lombardi di San Miniato. Nei brani “Dante Di Nanni” e “Se equivocò la paloma”, oltre all’artista di un’indiscutibile bravura, “partecipa” (quasi come fosse un essere animato) anche il violino stesso, un pezzo storico costruito da Giovanni Mantegazza a Milano nel 1774, quando W. A. Mozart era ancora vivo e componeva le sue importanti opere. Il suono di questo violino ha veramente conservato in sé le storie dei tempi della grande Musica.

Storie dei tempi di una volta ci raccontano anche l’organetto del Maestro Riccardo Tesi (che nella canzone “La strada di Berto” ci fa sentire contemporanei del partigiano Alberto Casini dell’Antella ucciso durante la Liberazione), la viola di Silvia Poli (che in “Li vidi ritornare” accompagna il cammino dei 300 e il triste destino di Luigi Tenco, autore della versione originale del brano) e gli archi di Filippo Chieli (che nel brano “Il mio testamento” accompagnano in modo drammatico la voce di Alberto Morselli).

Non potevano mancare le sonorità delle percussioni, che evocano i passi decisi dei partigiani nelle canzoni dedicate alla Resistenza italiana e lo spirito solare e rivoluzionario in quelle riguardanti la lotta spagnola e sudamericana. Molto interessante è l’uso degli strumenti musicali nei due brani dedicati al mondo sudamericano.

Verso la fine del brano “La protesta”, le grida ritmate degli studenti protestatari argentini sono accompagnate da una musica adatta a una danza latino-americana (probabilmente la bachata) che ricalca il ritmo delle voci, mentre in “Quel giorno di settembre” si è optato per il canto a cappella assecondato solo dai suoni naturali degli uccellini, ricordando così il silenzio di Victor Jara, uno dei più grandi artisti della rivoluzione culturale cilena, le cui mani furono spezzate dai militari di Augusto Pinochet affinché non potesse più esprimere il dissenso con la sua chitarra.

Il “progetto storico e musicale” concretizzato nell’album “La scelta” è stato reso possibile dal patrocinio dell’Istituto Storico Toscano della Resistenza e dell’età contemporanea e di altre enti: ANPI, ANED, la Biblioteca e l’Archivio Storico Piero Calamandrei di Montepulciano, la Fondazione Circolo Fratelli Rosselli, la Fondazione Franceschi di Milano, con l’importante contributo di alcune Sezioni Soci UNICOOP Firenze e della Sezione ANPI di Signa.

I testi della maggior parte delle canzoni presenti sul disco sono quindi il risultato della ricerca storica approfondita realizzata dagli autori in collaborazione con i suddetti enti. Solo tre sono delle cover di brani già esistenti: “Dante Di Nanni” (con la versione originale facente parte dell’album “Un biglietto del tram” degli Stormy Six, 1975), “Li vidi ritornare” (versione originale della canzone “Ciao amore ciao” di Luigi Tenco, che fu motivo del suicidio del grande autore) e “Se equivocò la paloma” (con testo di Rafael Alberti, poeta della guerra civile spagnola e della Resistenza degli intellettuali antifascisti a Madrid, e con musica creata dal compositore argentino Carlos Vicente Guastavino).

Tutte e tre si riferiscono alla Resistenza partigiana degli anni ‘30 in Italia e in Spagna, per mezzo di testi poetici con un forte impatto emotivo: gli Stormy Six raccontano come Dante Di Nanni (giovane antifascista pugliese che viveva a Torino e militava per la sconfitta dell’ignoranza del fascismo attraverso la cultura), a trent’anni dopo la sua uccisione, continuava in senso metaforico a girare per la città “e sanguinava forte, e sorrideva”; in “Li vidi ritornare”, Luigi Tenco racconta di un gruppo di giovani che da piccolo, a Torino, vide arruolarsi per diventare partigiani e per non tornare più, mentre in “Se equivocò la paloma”, l’ascoltatore “vede” attraverso le parole una colomba che aveva smarrito la meta del suo volo quando, durante la dittatura franchista in Spagna, la pace era solo un sogno.

Storie dei partigiani italiani sono anche i testi dei primi quattro brani dell’album, tra cui i primi due (“Tutti quanti mi chiamano Passione”, uscito come singolo prima dell’album e dedicato alla gappista Maria Teresa Regard, e “Il mio testamento”, dedicato allo scrittore partigiano fiorentino Piero Calamandrei) sono stati scritti da Letizia Fuochi e collaboratori, mentre i secondi due (“Silenzio e cammino”, un incoraggiamento per i partigiani a proseguire il cammino e la lotta, e “La strada di Berto”, dedicato ad Alberto Casini dell’Antella a cui si è già accennato prima) appartengono agli autori partigiani Carlo Coccioli, rispettivamente Raffaello Ramat, ed entrambi sono tratti dalla raccolta “11 agosto. Scritti partigiani” pubblicata dal Comitato Regionale Toscano dell’ANPI nell’agosto 1945.

Un altro brano originale è “Bianca Mariposa”, il cui ardente ritmo di flamenco e il cui testo scritto da Letizia Fuochi evocano il ballo di una sposa che danza come una farfalla sulle macerie della città di Madrid, simbolo della vita che trionfa sulla morte e del potere della cultura contro le barbarie in generale e di quella franchista – a cui si riferisce la canzone – in particolare. Il testo di questa appassionata canzone danzante s’ispira alla storia tragica ed eroica della fotografa tedesca Gerda Taro, travolta all’età di soli ventisei anni da un carro armato durante la Guerra civile spagnola.

Con le canzoni “Quel giorno di settembre” e “La protesta” si passa a un periodo storico diverso e a un continente diverso, ma l’idea di fondo rimane la stessa: sconfiggere l’oppressione attraverso il pensiero, la cultura e l’arte. Nel canto a cappella “Quel giorno di settembre” le mani di Victor Jara – a cui abbiamo già accennato – diventano “un simbolo”, mentre “La protesta” è quella degli studenti argentini “armati fino ai denti di lingua e di pensiero” contro la dittatura militare (1976-1983), studenti che poi sono “scomparsi e trascinati dentro fosse senza nome” e diventati i “desaparecidos” cercati dalle loro madri (“le pazze di piazza di maggio”, come vengono chiamate nella canzone).

Chiude l’album il brano “La discendenza – Il tempo della scelta”, nel quale, guidata dal pensiero di Sandro Pertini, l’autrice esplicita in forma sintetica il senso del suo intero percorso storico e artistico: far comprendere “quei valori nati ottant’anni fa dei quali si è eredi e verso i quali si ha una responsabilità”, al fine di costruire “un futuro in cui ognuno possa scegliere ogni giorno da che parte stare”.

Un progetto, questo, molto adatto a essere presentato nelle scuole pubbliche a supporto delle attività interdisciplinari di Educazione civica, Storia, Musica, Italiano. Infatti, in un’intervista rilasciata per il periodico dell’ANPI “Patria Indipendente”, l’autrice dichiara: “Presto ho capito che le canzoni potevano arrivare laddove una lezione di Storia non arrivava. E sono ormai diversi anni che collaboro con l’Istituto Storico Toscano della Resistenza e dell’Età contemporanea scrivendo e interpretando spettacoli di public history, che porto negli istituti comprensivi del territorio dove racconto la Storia attraverso la canzone d’autore”.

“Educare alla conoscenza” – scrive Letizia Fuochi nella copertina del CD – “è un atto doveroso nei confronti di chi ha sacrificato la propria vita per un ideale e un futuro di giustizia, democrazia, libertà”. (Magda Vasilescu)