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EVELINE'S DUST  "Eveline's Dust"
   (2025 )

Il nuovo lavoro per gli Eveline's Dust, uscito per Lizard Records, porta il loro stesso nome, e ci conduce nel neo-prog contemporaneo, quello affine a Porcupine Tree e Haken. Atmosfere eteree si alternano a momenti più elettrici e distorti, e c'è sempre una storia raccontata, da seguire, che permette alla band i diversi cambi di tempo e di mood, come in “Returning Somewhere”, che arriva dopo “Here There Nowhere”. La cura verso il concetto passa anche dai titoli.

L'album è aperto da “Rising 2”, canzone strutturata in tempi dispari, come piace tanto ai proggers, ma questa poi non diventa una fissazione nel corso dell'album. In “Eveline”, che si prefigura come protagonista dell'LP, noto suoni di darbuka fra le percussioni, mentre la melodia, per come è costruita, ricorda alcune atmosfere di Alan Parson. “Grace The Sound” è un brano morbido quasi à la Genesis, e anche il titolo successivo fa pensare a loro: “Crawl”.

“Crawl” inizia con un synth bass e sembra direzionarsi in una chiave elettronica, invece poi, quando il brano si accende, eccoci in un 5/4 con batteria acustica, chitarra funk e assolo di sintetizzatore. Daje, cosa posso chiedere di più, da tastierista? “Void” è un lento acustico pieno di maj7 (accordi di settima maggiore) che tanto distendono il clima, in cui il leader cantante e tastierista Nicola Pedreschi duetta con l'ospite Lara Billie Moretto. Un assolo di chitarra elettrica suggella la leggiadria del pezzo.

E poi che cavolo succede, di colpo mi si trasformano in Primus? Il basso impazzisce all'inizio di “Better Lie Bitter Life”, assecondato dall'energica batteria, e pure la voce passa dal cantare a uno spoken word che ancora di più mi fa pensare al tono di Claypool. Ma la cosa è stemperata dai ritornelli che tornano su lande “seriose”. La coda della canzone però esplode in maniera minacciosa, tra distorsione di chitarra e un'oscura progressione di note, che chiude la canzone (e l'album) in sospeso.

“Eveline's Dust” mostra l'evoluzione di una band che mostra diverse sfaccettature di stile, ma una uniformità narrativa e di personalità. (Gilberto Ongaro)