recensioni dischi
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PAT MARTINO  "The return"
   (1987 )

Pat Martino è probabilmente l’unico chitarrista che abbia imparato due volte a suonare il suo strumento. La prima volta era un adolescente dotatissimo ed aveva, dice Pat, “il desiderio di andare d’accordo con gli adulti”. La seconda volta il sodalizio con la chitarra è stato il risultato della sua lotta contro l’amnesia, dopo un aneurisma al cervello che gli è quasi costato la vita e che l’ha lasciato privo delle sue conoscenze musicali. Progressivamente il vuoto è stato riempito da una voglia immensa di imparare di nuovo, che Martino descrive come la ricerca spirituale dell’origine proseguita per “godere la ricchezza della vita stessa”. Nato a Philadelphia nel 1944, Martino entra nella musica grazie a suo padre che lo portava nei club della città. E’ così che Pat ha incontrato John Coltrane e Wes Montgomery. L’influenza dei due è ovvia sia nella musica che nella spiritualità di Martino. Comincia la sua carriera a Philadelphia con rock stars tali Bobby Rydell, Chubby Checker e Bobby Darin. Si avvicina al rhythm and blues, e poi al jazz suonando con l’organista Charles Earland. La sua fama si diffonde e presto suona di fianco a grandi nomi come Slide Hampton e Red Holloway. Martino si trasferisce a Harlem per immergersi nel “soul jazz” suonato da Earland. A diciotto anni è già un’icona del jazz e firma per Prestige Records a vent’anni. In questo periodo incide album di grande rilievo come “Strings!”, “Desperado”, “El ombre” e “Baiyina”, che costituisce una delle prime intrusioni nella musica psichedelica. E’ quindi ricoverato nel 1976 e torna sul palco solo nel 1987. Incide questo Cd lo stesso anno, e non poteva scegliere un nome più appropriato: “The Return”. Oggi Martino vive a Philadelphia e continua a crescere musicalmente. Il New York Times ha scritto poco tempo fa: “Pat Martino ha cinquant’anni e nel suo ritorno sta prendendo nuove direzioni musicali, dando più materia alla sua leggenda”. Tanti musicisti vanno a trovarlo per lezioni, e lui non solo offre la sua conoscenza musicale ma anche il punto di vista di un uomo che ha affrontato e superato enormi ostacoli. “La chitarra non è così importante per me” - dice Pat - “Sono le persone che lei porta ad ascoltarmi che lo sono. Sono molto riconoscente per la loro presenza, perché sono vivi. La chitarra è solo un apparato”.