recensioni dischi
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FRANCESCO GUCCINI  "Fra la via Emilia e il West - 40° anniversario"
   (2025 )

Al cinema è un susseguirsi di riproposte in 4k di capolavori di 40 anni fa, pensiamo di recente ad ''Amadeus'' di Forman o a ''Taxi driver''. Un modo come un altro per sbarcare il lunario con facilità puntando su cavalli vincenti? Anche, ma è anche un sintomo della difficoltà di digerire i prodotti mediocri (o peggio) che l'industria, salvo rare eccezioni, ormai propina.

E la musica non è da meno. Non ascoltavo dal 1986, giuro, questo disco di Francesco Guccini che, per la mia opinabilissima playlist, è tra i primi autori italiani, al pari di Battisti e Bennato e Graziani (e ci metto anche il mio, ignoto ai più, Flavio Giurato), superiore all'osannato De André se non fosse per quella vetta a sé stante che è "Creuza de ma".

Non lo ascoltavo perché all'epoca la cassetta dal disco in vinile, realizzata peraltro con un costoso sistema di riduzione del rumore Dbx, mi era stata parzialmente cancellata durante un party, a cui avevo incautamente prestato il registratore a cassette dove avevo dimenticato dentro la preziosa Tdk al cromo che conteneva il doppio album live.

Già allora, nel 1984, era una operazione nostalgia, questa costellazione di brani dove spicca l'ansia narrativa di Guccini, che è all'apice della vocalità e dell'interplay con una band inarrivabile. Ora il disco torna in smagliante forma grazie alla ripulitura audio, ed è un tripudio tornare giovani e ipernostalgici, sapendo che ormai queste canzoni come ''Eskimo'' e la ''Locomotiva'' sono cementate nel dna del cantautorato, e se fanno sorridere sul piano della pura ideologia sono comunque capsule del tempo di ancora notevole potenza.

Mi rifaccio studente liceale di quel lieto 1984 che, alla faccia di Orwell, sapeva regalarci anche queste emozioni e queste piazze, nell'anno del referendum Cgil e della morte di Berlinguer. Lasciatemi lì, non fatemi invecchiare.

Voto ovviamente 10 e lode con bacio accademico e dignità di stampa. (Lorenzo Morandotti)