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ORCHESTRA SMS  "Musica sparpagliata"
   (2025 )

Un progetto che nasce come “didattico” può ambire anche a fini artistici? E perché no? Tra l'altro, mi sia consentito dire, non ho mai compreso quest'accezione svilente dell'aggettivo didattico, che diversi blogger e giornalisti usano per sminuire un lavoro musicale quando vuole “insegnare” qualcosa. Come se il fine educativo comportasse un calo di portata espressiva di un'idea. E invece...

E invece l'Orchestra SMS nasce nella Scuola di musica Sinfonia di Lucca, per volontà del compositore Stefano Giannotti. L'organico è ricco e particolare: due flauti, due clarinetti, un violino, una chitarra elettrica, chitarre classiche e banjo, pianoforte, clavicembalo, tastiera, arpa, basso, batteria, percussioni, 8 voci, piani giocattolo, scacciapensieri, kazoo, bottigliette d'acqua con cannucce e telefoni cellulari.

Giannotti sceglie di far eseguire ai propri studenti dei brani ricercati, provenienti da repertori non scontati, riarrangiando canzoni provenienti dal rock, dal pop e dalla progressive meno comuni. L'album si apre con una rivisitazione di “Sea Song” di Robert Wyatt, fondatore nientemeno che dei Soft Machine, e subito dopo compare “La metro eccetera”, canzone proveniente dal penultimo disco di Lucio Battisti (nonché quarto dei “dischi bianchi”), “Cosa succederà alla ragazza”, con testi di Pasquale Panella. Proseguendo lo sparpagliamento aleatorio del repertorio, passiamo ai Velvet Underground e alla loro iconica “Venus in Furs”.

Poi però si passa ai Third Ear Band e alla loro “Water”; loro sono stati un gruppo progressive tra fine anni Sessanta e inizio Settanta; poi è il turno di “Some guys” dei Tuxedomoon, band californiana sperimentale attiva dalla fine degli anni '70 in ambito new wave / post punk. Per restare in anni vicini torniamo in Italia con “Molecole”, canzone de Il Volo, ma quello progressive, non il recente trio pop lirico! Tornando invece al repertorio proveniente dal post punk, troviamo “Choci Loni” degli Young Marble Giants, per poi entrare in una suite di un gruppo di sicuro più noto, i Pink Floyd, però non si suona “Money” o “Wish you were here”, bensì tutte e quattro le parti di “Sysyphus”, scritta da Richard Wright per la versione studio di “Ummagumma”.

Segue Franco Battiato con “Il Re del Mondo”, torna Lucio Battisti post-Mogol con “Mistero”, di cui si dice che i testi siano scritti da Velezia (la moglie Grazia Letizia Veronese). Viene ripreso in mano nientemeno che David Sylvian per “Nostalgia”, e chiude il disco una canzone di David Bowie: “Memory of a Free Festival”, che a metà ospita un inaspettato carillon, programmato sulla melodia del Can Can di Offenbach, mentre il resto della canzone continua come normale, creando così delle dissonanze volute.

Cè da apprezzare il lavoro di arrangiamento di Giannotti, che sa trasferire in maniera coerente le coordinate compositive degli artisti più disparati verso una versione orchestrale, in cui gli studenti suonando, ma soprattutto imparando il repertorio, possono così scoprire diverse delle innumerevoli possibilità che la musica mainstream limita sempre più. (Gilberto Ongaro)