recensioni dischi
   torna all'elenco


ARISTEA  "Minim4l"
   (2025 )

Musica e scultura sono due arti che – pur rivolgendosi a organi di senso diversi – mirano entrambe all’equilibrio e al raggiungimento di una forma finale vicina alla perfezione.

Forse non a caso, dunque, il musicista e paroliere vicentino Bruno Corradini firma i suoi dischi con il nome di uno scultore dell’antica Grecia: Aristea.

Proprio come nella scultura classica, Corradini cerca l’armonia attraverso l’essenzialità degli arrangiamenti sonori che stanno alla base dei dieci brani presenti sul suo terzo album, dal suggestivo titolo “MINIM4L”, uscito il 15 novembre dello scorso anno. Un’opera creata con attenzione e cura, “un lavoro di cesello ossessivo e puntiglioso dedicato alla sottrazione”, come l’autore stesso dichiara.

Per raggiungere tale obiettivo, l’artista si è impegnato a eliminare tutti quei dettagli musicali poco significativi, dando così alla luce un’essenza pura… proprio minimale. L’autore spiega che, per arrangiare le sonorità dei dieci brani, sono state impiegate soltanto 4 tracce, il che fa capire anche il motivo per cui nel titolo la lettera A è stata sostituita con la cifra 4. Ed è stimolante per l’ascoltatore cercare di individuare le quattro basi ritmiche e melodiche di partenza, un lavoro poco facile per i non esperti, ma non impossibile per chi ha il tempo e la pazienza per un ascolto attento e perseverante.

Le musiche nel loro insieme sono rilassanti e a tratti inquietanti, prodotte con tanto di strumenti elettronici (sintetizzatori) e in perfetta armonia con il paesaggio subacqueo rappresentato sulla copertina del disco. L’ascolto fa immergere in un’atmosfera onirica, per cui il genere all’interno del quale l’album può essere collocato – se proprio lo si vuole fare – è il dream pop.

I testi poetici dall’animo sensibile ed equilibrato seguono un filo conduttore che attraversa tutti i brani del disco, facendolo da questo punto di vista assomigliare a un concept album. Le parole tradiscono un senso di frustrazione provocato da una vita ripetitiva, solitaria e priva di stimoli positivi (come si può facilmente capire dalle canzoni “Ghiaccio nelle parole” e “Sopra all’incudine”), ma anche una speranza nel sollievo che l’amore può recare (speranza evidente nel testo della canzone “Via da quest’inverno” oppure nel singolo che ha preceduto l’uscita dell’album, “L’amore risolve”).

Ci sono poi dei testi dedicati a delle persone importanti nella vita dell’autore (“Un passo alla volta”, “Nulla di te”), all’estate come stagione della spensieratezza (“Estate d’amore”) e persino a un albero visto come purificatore dell’aria e dell’animo umano, per il quale Bruno Corradini ha creato un vero e proprio “inno” intitolato “Fiori di magnolia”.

Non possiamo fare a meno di notare e di far notare il particolare testo poetico del singolo, ormai incluso nell’album, “L’amore risolve”: è tutt’altro che facile esprimere poeticamente un punto di vista quasi psicanalitico (e, se si vuole, religioso) sulla funzione dell’amore nella vita delle persone, e sembra che l’autore vicentino abbia saputo usare con maestria le parole anche in questo tipo di “scultura” poetica.

Abbinamenti come “L’amore risolve le vecchie ferite/ Che tornano a galla, che non sono guarite”, oppure “L’amore risolve i tuoi vecchi rancori,/ Liberando il passato, scoprendo i tesori” possono a prima vista sembrare semplici e banali, ma è proprio in questa apparente semplicità che risiede il valore del testo.

Il carattere poetico e romantico di “MINIM4L” viene rafforzato anche dalla presenza di alcuni strumenti musicali tradizionali che si aggiungono alla base creata dai sintetizzatori. Nei vari brani vengono “ospitati” diversi strumenti: la chitarra acustica di Davide Pezzin (ex bassista di Luciano Ligabue) in “Fiori di magnolia” e nella versione acustica di “Un passo alla volta”; il pianoforte suonato da Antonio Avitabile (che ha curato anche l’orchestrazione) in “Via da questo inverno” e in “Un passo alla volta”; l’arpa di Ludovica Beniamini in “Sopra all’incudine”; l’harmonium indiano di Alessandro Censi in “Ghiaccio nelle parole” e – di non minore importanza – la voce di Margherita Cazzuffi che duetta con Bruno Corradini in “Un passo alla volta” e che aggiunge dei misteriosi cori in “Fiori di magnolia” e in altri brani.

L’album si conclude con l’unico brano interamente strumentale, intitolato “40Arp”. Fa quindi sempre da protagonista il numero 4, questa volta moltiplicato per 10, in una breve e interessante melodia arpeggiata eseguita con 40 sintetizzatori contemporaneamente: un crescendo con il quale si vuole riportare l’ascoltatore al “mondo reale” dopo l’avventura introspettiva in cui l’hanno fatto immergere i nove precedenti brani.

Procuratevi dunque “MINIM4L” di AristeA, mettetevi comodi... e che il sogno abbia inizio! (Magda Vasilescu)