MANICAs "Arcadia"
(2025 )
Capita spesso che il “fuoco” di una band sia non solo quello di evolvere nelle soluzioni stilistiche, ma anche di consolidare la propria identità, per radicare una dignitosa posizione nel Mainstream.
Penso che il trio bolognese dei Manicas ci sia riuscito solo ora che scodella il secondo album “Arcadia” (successore di “Posh punk” di tre anni fa), assemblando 9 brani carichi di vibrati e suggestioni, in un’ottica di alt-pop e post-punk che comprova la crescita del combo felsineo.
Che questi ragazzi siano, oltremodo, provocatori ed incisivi è ben messo in vista con la prima in elenco “Bl4ck M4rk3t” e la successiva “Nel freddo”, episodi che non si fanno mancare un groove formidabile e che vanno stimati anche per l’intrinseca coscienza sociale che si manifesta nell’intensa “Alice” e, parimenti, nella globalità dell’opera con un percorso “Stupefacente”, in un humus sensoriale che porta l’orecchio a viaggiare nella riflessione più profonda che culmina, propriamente, nella titletrack.
La guest-star Robert Wheeler (dei Pere Ubu) fa toccare alla splendida “Giuliae Valle” momenti apicali, dando vita ad un corollario di emozioni inarrivabili per i brani restanti, benché “Al Muqawama” e “Anneliese Michel” reggano bene il confronto con tematiche più ombrose e complesse, che caratterizzano la profondità testuale della band, alle prese con domande sulla complessità di questo mondo che viaggia al contrario, tra mille contraddizioni.
Tuttavia, tra elettronica pressante e valide sperimentazioni coraggiose, “Arcadia” mostra un carattere anarchico, ribelle, libero da convenzioni ed imposizioni, ed opera nel nome di una sommossa sonora, nella speranza di ridare ordine al caos sociale vigente. Quantomeno ci provano. Clap! Clap! (Max Casali)