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STRANGER VISION  "Faust act I: prelude to darkness"
   (2025 )

Il power metal si identifica per l’energia che alcune band riescono a sprigionare dando enfasi epica al loro racconto musicale. Si immagini un riuscito mix tra l’hard rock e lo speed-thrash metal, che riesce a caratterizzare la risultante di un suono potente, grazie principalmente a chitarre infuocate e alla velocità nell’uso della batteria.

Il seguito in Italia è abbastanza nutrito, convinto e fedele seguace di chi ha saputo identificarsi con chi genera questi suoni, diventando spesso dei veri idoli. Subito mi vengono in mente, per fare un esempio, i triestini Rhapsody e tutte le loro postume diramazioni. Oppure i Labyrinth del bravo e poliedrico Roberto Tiranti.

Gli Stranger Vision, arrivati al secondo album, tendono a scegliere tematiche con radici letterarie, sia per il loro album di debutto, ispirato alla poetica di Thomas S. Eliot, che per le scelte fatte per questo nuovo disco. Il titolo indica un chiaro riferimento al dramma di Goethe, che sinceramente ben sposa il suono generato dalla band, duro e compatto ma allo stesso tempo melodico, romantico ed epico.

Questo album deve essere stato uno sforzo creativo notevole per la band, che immagino abbia cercato di rendere il più possibile personali alcuni elementi, come il suono, per esempio. Durante l’ascolto ho potuto riscontrare un convincente lavoro in fase di arrangiamento, compresi i brani affidati a voci differenti da quella del bravo Ivan Adami. Mi riferisco all’ospitata di James La Brie (Dream Theater) sull’incalzante ‘Nothing Really Matters’, e di Angelica Patti (giovane e vocalmente dotata singer bolognese) su ‘Two Souls’.

Il primo episodio colpisce per come il brano sia stato “cucito” addosso al vocalist americano, senza fastidiosi rimandi alla band di appartenenza. Anzi, a parer mio se gli Stranger Vision suonassero in un suo eventuale album solista, farebbero la loro figura. ‘Two Souls’ invece si eleva per un ottimo duetto, supportato da un micidiale e compatto muro elettrico, che se proposto una trentina di anni fa avrebbe portato la band sull’Olimpo Dei Grandi.

Forse l’idea di mettere in musica il genio che emerge da opere letterarie sarà vincente. Di questi tempi addirittura necessaria. Da questo punto di vista, personalmente vedrei con curiosità queste musiche abbinate a dei testi in italiano. Che piacevole sorpresa sarebbe se ciò rendesse ancor più identificabile il lavoro dei Stranger Vision?

Nel frattempo si rendono necessari ulteriori ascolti di questo concept album, per cogliere ulteriori piacevoli dettagli, che per ovvie ragioni terrò per me. Ai curiosi ed agli appassionati di belle storie e di buona musica invece, l’invito di contattare il più vicino negozio di dischi. (Mauro Furlan)