FRANCOBEAT "Amour automatique"
(2025 )
“Parlami dei tuoi orgasmi, li hai contati mai? Raccontami come ti tocchi, dimmi quanti lati hai?”.
Nato dal lockdown, il suono di questo nuovo album di Francobeat è una mistura di elettronica e afrobeat. Uscito per Ribéss Records, “Amour automatique” è un'abbuffata di parole cariche di inquietudine ed erotismo insieme, sostenute da beat sintetici che si uniscono ad ensemble di sassofono. Le parole citate all'inizio provengono da “Amore geometrico”, quinta delle dieci canzoni presenti nell'album, che scruta tra confuse visioni e lucidi desideri.
“Bocche” ad esempio ripete delle frasi che nel corso della canzone iniziano a scambiarsi le parole, rendendo sfuggente il significato ma non l'intenzione generale: “Piove sulle nostre bocche, sulle nostre smorfie, sui rami (…) Piovono mani che toccano bocche, che mangiano rami, hai spento le luci (…) hai le tette accese, lascia stare le mani. Piove sulle gambe verdi, dentro i cuori nudi, hai spento le luci, hai acceso le luci”.
“Se rinasco” è basata sull'anafora del titolo per pensare a diverse volontà di essere altro da sé: “Se rinasco voglio fare il Papa, se rinasco voglio fare il terrorista, se rinasco voglio fare lo statista, se rinasco voglio fare il bravo. (…) Se rinasco voglio essere un cuore, se rinasco voglio essere luce, se rinasco voglio essere calmo, se rinasco voglio essere lucido”.
In un album così dedicato alle pulsioni, non poteva mancare l'ambientazione nella metà oscura delle 24 ore, “La notte”: “La notte non è sopportabile se non è fatta di piacere (…) Ti viene in mente tutto quello che fa male, le cose da pagare. Continua a pensare agli amori da dimenticare, alle persone che non ci sono più, e a quanto ancora ti mancano. Non faccio altro che girarmi, è una piscina di sudore. Svegliami altrove (…) Allattami, nutrimi, la notte è madre (…) il ragno sono io, con otto occhi tutti storti”.
La pronuncia delle parole rallenta nel canto baritonale e sussurrato di “Oro di uno”, dove sopra gli arpeggi elettronici incontrano note di violino, creando una situazione da gotico ottocentesco. C'è anche un assolo di sassofono soprano, è davvero un brano sognante che si fa ricordare, per le scelte timbriche e armoniche. È anche il brano più lungo, coi suoi 7 minuti di durata, e nella seconda metà Francobeat duetta alla voce con Sabrina Rocchi.
I battiti si fermano per la “Ballata siderale”, canzone fatta di pad avvolgenti e pianoforte, mentre Francobeat canta aggiungendo il vocoder accanto alla sua voce normale, e accompagnato dal sassofono. Un decrescendo e un crescendo profondissimo, che passa dal sussurrato all'urlato. Qui l'autore riflette sul suo scrivere: “Spaccio parole convinto di esserne fiero, non sono sicuro di niente, di niente davvero”.
Con “Amami male” tornano i beat a tempo moderato, con alte dosi di funk, soul e concupiscenza, tra “serate ostetriche” e “sudate ataviche”, mentre con “La lingua batte” il sesso diventa ancora più esplicito: “La lingua batte dove la vita nasce”, in un crescendo elettronico downtempo inquieto e sospeso. Se non fosse chiaro, Francobeat lo ribadisce con l'ultimo brano: “Non sono romantico”. Per questa chiusura, il beat si spegne una seconda volta, per un pezzo etereo a tratti quasi à la Vangelis. “Non sono più giovane, mi piace scopare, fare l'amore, ma senza sudore. Non sono romantico ma mi piace sognare. L'amore che sbaglio, l'ho pure cercato”.
Francobeat propone un pop elettronico sessuale che dà spazio alle fantasie e alla sincerità dei desideri, mostrando anche i tratti malinconici che derivano dal contrasto tra la realtà e l'ideale. (Gilberto Ongaro)